mercoledì, Dicembre 18, 2024

Un Dio in divenire… (don Paolo Scquizzato)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

RISPONDERE AL DIO TOTALMENTE ALTRO

 

“Da quanto detto emerge che la vita spirituale cristiana sarà anzitutto una relazione con un Tu, una vita che mira all’alleanza quale incontro di alterità col Dio totalmente Altro. Un’esistenza, una storia che attinge vita relazionandosi con un Dio che è e resterà sempre al di là di ciò che di lui si sia potuto pensare, sempre al di là di ogni mia possibile immagine, considerazione su di lui. Questa in fondo è la fede: abbandono nelle mani di un Altro riconosciuto nella sua totale oggettività. Dio non è la mia idea di Dio…

 

Si riscontra molta voracità religiosa nella vita spirituale, oggi forse più che ieri. C’è molta più ricerca di religione che vita di fede; si vorrebbe sempre un Dio accessibile, disponibile, a portata di mano. «Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di quanto è quaggiù sulla terra, né di quanto è nelle acque sotto la terra» (Es. 20,4). Quando il nostro Dio non sarà più il Dio totalmente altro, l’assoluto, ovvero etimologicamente «sciolto-da» ogni mia possibile immagine e pre-comprensione, allora sarà semplicemente un idolo.”

 

CERCATI DA DIO, CERCHIAMOLO

 

“L’uomo è capax Dei, e per questo è anche «cercatore di Dio», ma è ancor più vero che noi non potremmo cercare se non ciò che già conosciamo, ovvero quel qualcosa che in qualche modo ci ha già raggiunti e possediamo.

Blaise Pascal, riprendendo l’Agostino delle «Confessioni», afferma: «Tu non mi potresti cercare se non mi avessi già trovato, ed avendomi trovato mi cerchi ancora», e questo vuol dire che io posso cercare Dio perché lui mi ha già trovato, infatti «egli ci ha amati per primo» (1Gv. 4,19).

Se non fosse così saremmo alla stregua di coloro che vanno come a tentoni: per essi ha stabilito l’ordine dei tempi e i confini del loro spazio perché cerchino Dio, se mai, tastando qua e là come ciechi, arrivino a trovarlo, benché non sia lontano da ciascuno di noi. In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come hanno detto anche alcuni dei vostri poeti:  «perché di lui anche noi siamo stirpe» (At 17,26-28).

Sovviene alla mente una frase molto bella del Diario di Julien Green, là dove lo scrittore domanda a Dio dove si fosse nascosto così a lungo, e Dio risponde: «Vuoi sapere dov’ero. Ero nel tuo cuore e nella tua testa. Mi nascondevo nell’aria dei tuoi polmoni. Ero nell’infaticabile fiume di sangue che faccio circolare nelle tue vene. Sono l’anima della tua anima» (in La luce che resta).”

(brani tratti da don Paolo Scquizzato, “La domanda è il viaggio”, ed. Efattà, 2014)

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