domenica, Dicembre 22, 2024

Beato colui che non si scandalizzerà di me -Mt 11, 6- (don Paolo Zambaldi)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Ricordando Søren Kierkegaard…

Beato colui che non si scandalizzerà di me (Mt 11, 6), è un’espressione che mi colpisce, mi turba. Forse perché è stata quasi dimenticata lungo venti secoli di esaltazione del Cristo glorioso, del Cristo Re.

“Scandalizzare” significa essere occasione di peccato! Mi domando perché dovrei scandalizzarmi di Gesù. Mi sembra inutile la sua esortazione. Ed è probabilmente perché sono ormai lontano dalla sua vita concreta, storica… l’ho talmente “divinizzato”…

Si può essere scandalizzati da Gesù?

Ogni giorno, lungo le pagine del Vangelo, ripercorro con lui le vie della Palestina occupata, il deserto, i villaggi nella loro povertà, nella loro disadorna normalità. Mi metto sinceramente in ascolto, ma dopo secoli di cattedrali dorate, costruite in suo onore, non sento più l’inquietudine e il dissenso provocati dalle sue parole.

Provo dunque ora, a immaginarmi suo contemporaneo, per incontrarlo finalmente vivente e verificare se in tutti questi anni ho seguito lui o l’immagine che di lui mi sono fatto, forgiandola in base a input culturali/dottrinali/dogmatici.

Nazareth. Villaggio sconosciuto e nascosto. La storia non ne sa nulla. Da trent’anni egli vi abita, uomo umile fra gli umili, in tutto simile agli altri, il figlio di un falegname…si dice figlio di Dio, il Messia che tutti attendono.

E suscita l’indignazione degli uomini di buon senso: è un bestemmiatore! Un rabbi da strapazzo. Un imbroglione, bisogna buttarlo giù prima che faccia danni!

Il deserto. Tentazione e silenzio. Gesù ci vive, vi si ritira in preghiera, vi si lascia tentare. Come si può tentare Dio? Eppure Gesù si fa carne tentata come me, mi ama nella mia debolezza, mi ama dal basso.

Egli ama il deserto, luogo in cui il suo popolo è diventato Popolo di Dio, luogo simbolo di rinuncia a tutto ciò che il mondo magnifica: fare, costruire, emergere, produrre, arrivare, costruire sicurezze, possedere, sprecare parole.  Luogo di capovolgimento del ‘buon sensò. Luogo impervio, pieno di mormorazioni, di nostalgie di schiavitù (Esodo), luogo di “prova” che ancora   prelude alla terra promessa.

Cafarnao, Tiberiade, Cana, Betania… Piccole comunità. Povertà e quotidianità: non si percepisce lo straordinario. Gesù vive nell’ordinario: lavoro, preghiera, famiglia, amici. Mi sfugge spesso questa sua umile mitezza. Questo suo essere “niente” agli occhi dei contemporanei. Un” niente “che si dichiara Dio. Un Dio che accetta di essere “niente”.

Ecco lo scandalo! Sento i giudizi dei potenti, dei sapienti, dei religiosi.

É un pazzo, uno spiantato, uno di quelli che a trent’anni suonati vive ancora nell’utopia… sì ha qualche amico, ma che gente! Gente come lui, che non conta nulla, che non ha niente da perdere: pescatori, donne di strada, straccioni, perdigiorno, lebbrosi e malati, persino esattori delle tasse…e poi tutti ignoranti.

Monte delle beatitudini. Che poesia nelle sue parole. Il paesaggio è dolce e un po’ complice. Parla bene dice delle grandi verità, lo sentono tutti. É saggio. Ma farsi suoi discepoli significa l’espulsione dalla sinagoga e un cattivo giudizio da parte dei conoscenti. E poi con certe idee non si sa mai dove si va a finire. Si, direi che esagera con quell’esaltazione dei poveracci. Mi sembra un istigatore, fomentatore di rivendicazioni. No alla mia mensa non lo vorrei!

Così il sussurro degli ebrei osservanti penetra tra la folla. I cultori della legge e dell’ordine costituito. I benpensanti. I giusti. Che festeggiano il sabato nelle sinagoghe: li vedo intransigenti e devoti. Che scandalo per loro il suo dito puntato! Lui l’ebreo, lui il nulla, il nessuno, osa trasgredire, accusare, denunciare. Bisogna farlo tacere, per il bene di tutti…deve morire: crea disordine!

La via dolorosa. Una strada brulicante di gente indaffarata, sguardi distratti. Un condannato. Commenti: gli sta bene, sfaccendato! Se lavorasse certe idee gli passerebbero; ho seriamente avvertito mio figlio, l’ho messo in guardia e gli ho raccomandato di non uscir di strada per seguire quest’uomo. Ho fatto bene, visto il risultato!

“Se sei Dio, scendi dalla croce, salva te stesso!” Risate. Un po’ di compassione. Giudizi sussurrati, superficiali, infondati. Anche i suoi tentennano. Anche i più cari. Forse pensano “Fai vedere chi sei…annientali…salvaci dallo scandalo!”

La madre no, lei vede solo quella enorme definitiva crudele sconfitta. Un figlio perduto. Un figlio crocifisso come un ladro. Non le resta che piangere.

Gesù, il figlio di Dio, il glorioso, dipinto in mille modi, in mille colori nelle nostre cattedrali è appeso: spicca la sua solitudine infinita, il dolore dell’incomprensione e del tradimento, il dubbio sulla bontà delle scelte di una vita!

Sono sicuro che fu solo: non perché non ci fosse qualcuno di fisicamente vicino a lui…ma solo a portare il mistero della sua esistenza, della profondità del suo essere. Sicuramente fu tentato, come tutti, di liberarsi di questa povertà… Sicuramente gli pesò questa unicità, forse avrebbe preferito fare come me, che per ogni cosa che faccio cerco sempre chi mi preceda e fluttuo sempre nell’anonimato perchè non oso buttarmi allo scoperto, prendere posizione.

Lui no, lui sopportò/portò questa solitudine fino all’estremo, fino alla accettazione della condanna a morte, fino all’umiliazione di essere accostato, lui L’Innocente, il Giusto, ai peggiori delinquenti.

Sì, voglio recuperare la capacità di vederlo veramente quest’uomo senza scandalizzarmi difronte alle sue proposte radicali esagerate e ‘rivoluzionarie’, al suo pressante invito a trasformare il mondo in un posto accogliente, in cui tutti, specialmente i più poveri ed esclusi, trovino pace pane e giustizia.  

Non voglio ucciderlo ancora e ancora, segregandolo nel trionfo di una divinizzazione che lo rende lontano e inaccessibile, che lo rende adattabile ad ogni regime, che lo rende strumento di garanzia di ogni potere… Che fa dire ai tiranni “Dio è con noi!”.

Il Crocifisso dai potenti e dai giusti, il povero, il mite, il dissacrato dalla cima del calvario, ci indica la via per un regno di pace, di giustizia, di inclusione e di speranza.

 

don Paolo Zambaldi

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