2 – PROCESSATO E CONDANNATO
INNO
Con amore immenso ci hai amati,
o Signore, nostro Dio;
con una pietà immensa e sovrabbondante hai avuto pietà di noi,
Padre nostro, nostro Re.
In grazia dei padri nostri che hanno avuto fiducia in te,
e che tu solo hai istruito nei precetti della vita,
facci grazia e donaci il tuo insegnamento.
Illumina i nostri occhi con la tua Legge,
avvinci i nostri cuori ai tuoi insegnamenti,
unificali nell’amore e nel culto del tuo Nome,
affinché non abbiamo mai ad arrossire.
Poiché Tu sei il Dio che dispensa la salvezza
e ci hai eletti fra tutti i popoli e tutte le nazioni
e ci hai avvicinati al tuo grande Nome che è verità per sempre
affinché noi ti lodiamo e proclamiamo che tu sei unico nell’amore.
Ascolta Israele: il Signore nostro Dio, è l’unico Signore.
Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore,
con tutta la tua anima e con tutte le tue forze.
Queste parole che oggi ti ho detto restino impresse nel tuo cuore.
Tu ripeterai queste parole ai tuoi figli;
gliele dirai sia stando seduto nella tua casa che camminando per strada,
sia coricato che in piedi.
Le attaccherai alla tua mano come un segno,
sulla tua fronte come un pendaglio;
le scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte.
Veramente tu sei il Signore, Dio nostro e dei nostri padri,
nostro Re e Re dei nostri padri, nostro Redentore e Redentore dei padri nostri;
nostra Roccia e Roccia della nostra salvezza,
nostro Liberatore e nostro Soccorritore; eterno è il tuo Nome!
Non c’è Dio all’infuori di Te. Da sempre tu fosti l’aiuto dei nostri padri
e dopo di essi scudo e salvezza dei loro figli
di generazione in generazione.
Nelle altezze eterne è la tua dimora,
i tuoi giudizi e la tua giustizia giungono alle estremità della terra.
Beato l’uomo che ascolta i tuoi precetti
e che pone la Legge e la tua Parola nel suo cuore.
Veramente tu sei il Signore del tuo popolo,
Re potente nel sostenere la tua causa.
Veramente Tu sei il primo e l’ultimo:
all’infuori di Te non abbiamo alcun Re e Salvatore.
Liberamente tratto dallo Shemà Israel (liturgia ebraica)
INVOCAZIONE
Signore, tu hai posto sopra ogni legge, la legge dell’amore verso ogni vivente. Infondi in tutte le donne e gli uomini di buona volontà l’audacia della franchezza di fronte all’ingiustizia. Dona alla tua Chiesa il coraggio di porsi a fianco dei sopraffatti dalla croce e donaci la forza di sentirci dannati-con…
Tutti: Donaci il coraggio di obbedire in piedi
PAROLA
Gv 18, 19-23
19 Allora il sommo sacerdote interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e alla sua dottrina. 20 Gesù gli rispose: «Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. 21 Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto». 22 Aveva appena detto questo, che una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: «Così rispondi al sommo sacerdote?». 23 Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?»
ANNUNCIO
Un processo celebrato di notte è illegale. Ma le autorità religiose hanno già preparato e deciso tutto. La condanna di un giusto è stata decisa già prima del processo. E spesso i profeti e i testimoni scomodi vengono condannati proprio da coloro che dovrebbero difendere la verità.
Gesù come tutti gli agnelli innocenti di ogni latitudine, rinuncia puntualmente alla violenza, affrontando con la forza della mitezza, la sua condanna.
Tace Gesù. Non aprono bocca i testimoni che invece dovrebbero gridare la superiorità della verità sul sopruso.
Poi in un’efficacissima battuta, Gesù fa scuola ai suoi e scrive il capitolo decisivo del manuale della nonviolenza.
“Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male. Ma se ho parlato bene perché mi percuoti?”
Sconcertante affermazione del debole sull’arroganza armata del forte: il maestro delle beatitudini getta un ponte di dialogo apparentemente impossibile tra vittima e carnefice.
don Nandino Capovilla
SALMO 53
Stammi vicino, Signore, amico e consigliere,
Dio che promuovi la giustizia;
fa trionfare la verità
perché io mi chiamo a testimone.
Mi accusano ingiustamente, Signore,
riportano i fatti in modo distorto,
giudizi per sentito dire;
mi criticano con asprezza e tenacia
ma senza esporsi direttamente.
Sono infastiditi dalle mie parole
ma soprattutto dalle scelte che faccio
perché non vogliono mettere in discussione
sicurezze e antichi privilegi,
interessi e ruoli di potere.
Difendono una mentalità conservatrice
che non tollera critiche discussioni
ma vuole ossequio e sciatteria;
temono ogni proposta
che apra strade di partecipazione.
E così spargono calunnie
senza che possa difendermi,
usano ricatti e sotterfugi
per emarginarmi e stancarmi,
per squalificare quello che vivo.
Fanno male queste accuse, Signore,
anche a chi è abituato a lottare,
a dire con coraggio ciò che pensa,
a pagare in prima persona.
Ho voglia di urlare la mia rabbia
a quei quattro caproni arroganti
e agli stupidi che li seguono ossequiosi
col gusto maligno del pettegolezzo.
È triste avvilente, Signore,
veder trionfare il servilismo
anche nella comunità dei credenti
e sentirsi impotenti e derisi.
Mi sfogo con te, Signore,
perché mi sento in confidenza
e so che sei giusto e verace.
Giudica tu l’onestà delle mie scelte.
Fa’, Signore, che trionfi la verità
e i calunniatori siano smascherati;
fa’ che possa andare a testa alta
senza più vergogna e timore.
Tu sei la roccia nei tempi di prova,
il coraggio nel crescere della paura;
tu sei l’ultima istanza di giustizia,
vera fonte di gioia e di pace.
Ti ringrazio, Signore Dio di verità,
ti ringrazio dal profondo del cuore!
Gloria al Padre e al Figlio
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Sergio Carrarini, Salmi d’oggi
PAROLA
Mc 15, 6-15
6 Per la festa egli era solito rilasciare un carcerato a loro richiesta. 7 Un tale chiamato Barabba si trovava in carcere insieme ai ribelli che nel tumulto avevano commesso un omicidio. 8 La folla, accorsa, cominciò a chiedere ciò che sempre egli le concedeva. 9 Allora Pilato rispose loro: «Volete che vi rilasci il re dei Giudei?». 10 Sapeva infatti che i sommi sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. 11 Ma i sommi sacerdoti sobillarono la folla perché egli rilasciasse loro piuttosto Barabba. 12 Pilato replicò: «Che farò dunque di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». 13 Ed essi di nuovo gridarono: «Crocifiggilo!». 14 Ma Pilato diceva loro: «Che male ha fatto?». Allora essi gridarono più forte: «Crocifiggilo!». 15 E Pilato, volendo dar soddisfazione alla moltitudine, rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.