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Commento a Gv 9,1-41, IV domenica di Quaresima (don Paolo Zambaldi)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

ANNO A, 22 marzo 2020, IV DOMENICA DI QUARESIMA; 1Sam 16,1b.4a.6-7.10-13; Sal 22; Ef 5,8-14; Gv 9,1-41

 

Cerchiamo, durante la lettura di questo racconto, di immaginare “concretamente” la scena.

Un poveraccio, cieco dalla nascita, incontra Gesù. Gesù lo guarisce con semplici gesti.

Tutti quelli che lo avevano sempre visto lì intorno si chiedono come sia potuto succedere e soprattutto chi sia davvero quel rabbi con un tale potere!

Alcuni sono scettici, pensano a un trucco.

Il cieco però conferma ciò che gli è accaduto: “Prima ero cieco e ora ci vedo! Non sto raccontando frottole!”.

Nella seconda scena di questo racconto, accade una cosa incredibile: i farisei fanno indagini sul miracolo!

Hanno davanti un fatto concreto, ma fanno indagini, perché secondo loro una guarigione è una guarigione, una verità è una verità, solo se rientra nei canoni della loro legge/dottrina. (Ricordiamo Galileo?)

Infatti Gesù ha compiuto il miracolo di sabato! Una guarigione fatta contro la legge può mai essere buona? Dunque Gesù è un peccatore. Può un peccatore fare qualcosa di buono? No, pensano i farisei (e non solo), ci deve esser sotto un inganno. Forse il cieco non era cieco.

Vengono  dunque interrogati i genitori, perché dicano se il figlio era veramente cieco dalla nascita. E loro confermano!

Richiamano ancora il cieco che ripete :“Io so che ero cieco e ora ci vedo! E so che chi mi ha ridato la vista è un uomo di Dio”

I farisei però non accettano che un “altro peccatore” (la cecità dalla nascita era vista come una punizione del cielo per un ipotetico peccato commesso dai genitori), possa insegnare loro qualcosa, perciò lo buttano fuori dalla sinagoga (fatto gravissimo per un ebreo!)….

E Gesù come reagisce?

Gesù , dopo aver accolto la gratitudine dell’uomo guarito, afferma che lo scopo della sua venuta è proprio quello di far sì chi i “ciechi/gli ultimi/ i profeti” vedano e siano testimoni della verità, e che siano smentiti quelli che “credono di vedere/ ricchi/ sapienti/ potenti”.

Cosa significa per noi oggi questo racconto evangelico?

Esso solleva una domanda fondamentale: come si può collegare il discorso religioso con l’esperienza vissuta?

“Innanzitutto bisogna cominciare a dare alla parola “verità” il suo significato con la lettera minuscola, che è quello che cogliamo tutti i giorni. Per quella con la lettera maiuscola se c’è si vedrà, ma non si può saltare a piè pari la verità del quotidiano, come siamo abituati a fare.” (E.Balducci)

Il fascino del vangelo deriva tutto da queste verità minuscole/ feriali. Gesù fa risplendere i momenti del vivere quotidiano. Egli lascia parlare, egli guarda il mondo a partire proprio dalle verità minuscole, “dal di dentro”: la sofferenza dei malati, l’ansia dei peccatori , la supplica degli esclusi , la voce delle donne …

Se anche noi incontrassimo/ascoltassimo il povero, il disoccupato, il diverso, il migrante.. e guardassimo la realtà coi suoi occhi  e comprendessimo la sua verità…questo potrebbe avere una potenza rivoluzionaria enorme.

“La storia si avvierebbe verso il punto di incontro fra quel dio( che non è il dio ufficiale delle nostre chiese , ma il dio dei bivacchi, il dio che sta fuori, il dio che Cesare non conosce, il dio che non è nella piazza e nel palazzo)e  tutti coloro, che come il cieco, sono immersi in una tribolazione senza confine.” (E.Balducci)

Se poi ascoltassimo i profeti, coloro che parlano per il bene comune, coloro che son disinteressati del potere e del profitto, coloro che vedono… cosa succederebbe ai padroni del mondo? Ne sarebbero travolti.

Il “cieco guarito” è  un profeta: egli infatti annuncia non solo che vede, ma che vede in Gesù il liberatore atteso, colui che salva…  Non gli credono, anzi lo buttano fuori dalla sinagoga. La verità infatti è sempre considerata una pazzia, è esclusa dalle congreghe dei “potenti”, è dirompente e chi la dice è ai margini.

Esser testimoni della verità, anche quando essa è evidente, non è mai senza conseguenze.

“In realtà , assistiamo qui (nel racconto evangelico) a un fatto che continua a ripetersi anche oggi: c’è “una verità sequestrata”, sostituita con una “verità ufficiale”.” (E.Balducci)

“Anche noi siamo manipolati dai  poteri ,  da coloro che ci nascondono i fatti,  perchè hanno paura della reazione, perché non vogliono che il loro ordine sia sopraffatto. Esiste  un sequestro della verità, a protezione e garanzia  dell’andamento delle cose”. (E.Balducci).

Pensiamo alle informazioni mai chiare sul riarmo atomico, sui danni provocati dai cambiamenti climatici, sui dati economici, sulle intenzioni anti –umane di molte mosse politiche, sui numeri delle migrazioni…

E si può dire, purtroppo, che ciò avvenga anche  in ambito religioso.

Pensiamo alla spiritualizzazione esasperata del Vangelo, alla suddivisione manichea tra santi e peccatori, all’autoritarismo clericale incapace di cogliere i segni della profezia fuori dai recinti della dottrina con le sue Verità immutabili, persino complice nel nascondere reati nel tentativo di preservare una credibilità istituzionale… .

Ma la verità  maiuscola, posta prima di quella minuscola, è priva di ogni credibilità, anzi è un mostro che giustifica l’emarginazione, la persecuzione, il pregiudizio.

 

(citazioni da Ernesto Balducci, Il vangelo della pace, Borla ed., 1986)

 

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