Questo è l’epitaffio che Adriana Zarri ha scritto per se stessa
Non mi vestite di nero: è triste e funebre.
Non mi vestite di bianco: è superbo e retorico.
Vestitemi a fiori gialli e rossi, con ali di uccelli.
E tu, Signore, guarda le mie mani.
Forse c’è una corona.
Forse ci hanno messo una croce.
Hanno sbagliato.
In mano ho foglie verdi e sulla croce, la tua resurrezione.
E, sulla tomba, non mi mettete marmo freddo con sopra le solite bugie che consolano i vivi.
Lasciate solo la terra che scriva, a primavera, un’epigrafe d’erba.
E dirà che ho vissuto, che attendo.
E scriverà il mio nome e il tuo, uniti come due bocche di papaveri.
Adriana Zarri