Con lo spirito di Cristo la via comune è possibile: prima dell’inizio del cammino sinodale alcuni vescovi invocano l’unanimità, mentre altri accettano posizioni critiche. Ulrich Waschki si chiede quanto questo possa essere ancora credibile.
Sembra quasi che i partecipanti al Cammino sinodale debbano convincersi di questo, quando sottolineano ripetutamente che il processo di riforma non è un parlamento, ma deve diventare un cammino spirituale. In un parlamento, i partiti siedono uno di fronte all’altro, esprimono a voce alta le loro posizioni e mercanteggiano sui compromessi. Questo è precisamente ciò che il Cammino sinodale, che inizierà i suoi lavori tra una settimana con la prima Assemblea sinodale, non dovrebbe fare.
Se ci si riunisce nella convinzione che “Cristo con il suo Spirito è in mezzo a noi”, ha detto questa settimana il cardinale Reinhard Marx in un’intervista ai giornali diocesani tedeschi, “si crea un’atmosfera diversa”. Un’atmosfera in cui ci si mette al posto dell’altro, in cui si cerca non la debolezza, ma la forza della contro-argomentazione per trovare un percorso comune.
Questo atteggiamento è corretto. Questa è l’unica strada da percorrere nella Chiesa. La fede ci deve guidare anche nelle discussioni più accese. Chi prega insieme, legge le Scritture e celebra l’eucarestia non può che confrontarsi fraternamente.
Ma alla luce della realtà ecclesiale di questi giorni , lo scetticismo, riguardo a questo atteggiamento, è grande. Il giorno dell’Epifania a Colonia il cardinale Rainer Maria Woelki (conservatore) ha messo in guardia contro il rischio di adattare la fede allo spirito dei tempi, mentre a Magdeburgo il vescovo Gerhard Feige ha parlato del fatto che anche nello spirito dei tempi, lo Spirito di Dio può essere presente.
Le fratture non sono presenti oggi tra vescovi e laici. Al contrario: tra l’ associazione dei laici ZdK e la maggior parte dei vescovi l’atmosfera e la fiducia sembrano essere più forti che mai. Le fratture invece ci sono tra la netta maggioranza di coloro che vogliono dei cambiamenti e una minoranza (anche episcopale) che pensa che la dottrina, la struttura e l’organizzazione della Chiesa non hanno bisogno di cambiare. Sono soprattutto i critici del percorso di riforma che accendono (furiosamente) il dibattito. È perciò difficile credere che il Cammino sinodale crei un’atmosfera che porti a nuove intuizioni. Eppure, vale la pena provare. Il percorso è rischioso, ma al momento non esiste un’alternativa migliore.
di Ulrich Waschki, Katolisch.de, 24.01.2020
(liberamente tradotto da don Paolo Zambaldi)