Sull’ultimo numero di Rocca, don Aldo Antonelli, prete ad Antrosano (Aq) racconta di un suo personale dissidio interiore «tra il credente e il non credente: una lotta dura ma, devo dire, anche bella ed entusiasmante. I due personaggi dentro di me si vanno purificando e fecondando a vicenda».
Il non-credente – spiega – «fa sì che la fede resti alta e impegnativa, disintossicandola da tutti gli “ismi” che la possono inficiare: assolutismi, relativismi, devozionismi, religionismi, ritualismi…
Il credente, a sua volta, libera il mio ateismo e la mia laicità dalle derive riduzionistiche dei loro altrettanto deleteri “ismi”: indifferentismo, qualunquismo, menefreghismo, pessimismo, nichilismo…». «Una convivenza difficile ma entusiasmante», perché – scrive citando il card. Martini «Solo dando voce con pazienza e con metodo a queste due voci si può raggiungere la propria maturità umana e cristiana».
In questo senso, spiega ancora Antonelli ’ateismo libera la fede dal “Dio necessario”, che si impone acome necessità logica a sostegno della razionalità filosofica, o come necessità ontologica a giustificazione dell’esistenza del mondo, o come base morale a fondamento dell’etica. E lascia il posto ad un Dio “gratuito” che si propone all’incontro della libera accettazione.
«E non risulta affatto contraddittoria la bellissima risposta che Ernst Bloch diede a Jürgen Moltmann che dopo una sua conferenza gli chiedeva perplesso: “Signor Bloch, lei è ateo, nevvero?”. E Bloch rispose: “sono ateo per amor di Dio”». «Risposta che a qualcuno può sembrare molto “spiritosa” e che io, invece, trovo molto profonda e molto carica di Spirito!»