Sinodo/1 – Ancora una volta le donne non votano
Sono una donna credente, sono cresciuta in una famiglia cristiana e ho imparato ad amare il Signore e la sua Chiesa. Nel mio percorso ho sempre accettato come dati di fatto avere un confessore maschio, vedere le catechiste dipendere dal parroco e anche a me — quando ho svolto questo o altri servizi ecclesiali — è capitato lo stesso.
Poi è nata la mia bambina e ho iniziato a vedere la realtà con occhi differenti: lo svantaggio socio economico delle donne ha cominciato a diventarmi intollerabile, ma ciò che mi ha fatto soffrire è stato accorgermi di quanto fosse subordinata la condizione femminile nella Chiesa, la mia comunità. Così mi sono trovata a ripercorrere la mia storia e a ripensare a quando — ventenne — ho iniziato a pormi le prime domande sulla vocazione. Ho ricordato il senso di ingiustizia provato quando mi sono accorta che, per i sacerdoti che ci accompagnavano, la vocazione dei miei amici maschi aveva più interesse, quasi più valore, della mia o delle mie amiche.
Da madre mi sono domandata: in quale Chiesa crescerà mia figlia? In una Chiesa nella quale tutta l’autorità è solo maschile? Nella quale si racconta che le donne sono dolci e accoglienti e invece gli uomini razionali e capaci di leadership?
Ho iniziato a parlarne con altre donne e mi sono resa conto che si trattava di un’esperienza comune; allora ho dato vita all’associazione Donne per la Chiesa che vuole aiutare le donne a farsi agenti autorevoli di cambiamento, in senso egualitario, nella Chiesa.
Ora, alla vigilia del Sinodo dell’Amazzonia che discuterà di quelle terre, ma anche della Chiesa universale, mi chiedo come giustificare il fatto che, ancora una volta, la mozione finale non verrà votata dalle donne. Un anno fa, in occasione del Sinodo sui giovani, abbiamo collaborato a raccogliere quasi diecimila firme per chiedere il diritto di voto almeno alle superiore maggiori presenti, ma senza successo. Questa volta cambierà qualcosa? Avere la possibilità di esprimere 1-2 voti in un’assemblea di 300 persone è poca cosa, ma sarebbe almeno un segnale.
Sul blog de «Il Regno», Piero Stefani ha scritto: «Un dramma della Chiesa cattolica attuale è che l’atto delle donne di emanciparsi dalla diaconia per entrare nella dimensione piena del discepolato è obbligata, troppo spesso, ad assumere l’aspetto della rivendicazione»…
Per me che non amo la rivendicazione, ma desidero una Chiesa più giusta, è difficile capire cosa fare. Una cosa però l’ho capita: sono figlia, non schiava, e quindi sono libera di parlare, di agire e soprattutto di sperare in una Chiesa egualitaria per mia figlia e per tutte le bambine, ragazze, donne del mondo.
Paola Lazzarini
Donne per la Chiesa
Sinodo/2 – E tu, Sorella, cosa dici?
Donne creative, coraggiose, che non hanno paura di andare ai margini per capire meglio il mondo che cambia, per portare il Vangelo nelle situazioni più difficili e alle persone più disperate. Donne consacrate. La Chiesa è abituata a mandarle nel mondo a cercare giustizia. Ma saprà riconoscere il loro potenziale per portare giustizia anche al proprio interno?
Ne parleremo il 3 ottobre alla Biblioteca Vallicelliana, nell’incontro «E Tu Sorella, Cosa Dici?» promosso da Voices of Faith, che da sette anni lavora per una Chiesa che valorizzi le proprie donne — anche come leader, esperte e teologhe. Dieci relatori da tutto il mondo discuteranno il ruolo delle consacrate nel plasmare la Chiesa di domani.
Non è un caso che l’incontro si svolgerà poco prima del Sinodo dei Vescovi che delineerà il futuro della Chiesa in Amazzonia. Anche se dedicato alla situazione specifica della regione, ci si dovrà interrogare anche sull’organizzazione stessa di questi processi decisionali e sul perché le suore non vi facciano parte, nonostante siano tra le persone più coinvolte nella vita quotidiana delle comunità cristiane.
L’incontro sarà aperto dalla famosa “Nun on the Bus”, Simone Campbell, impegnata nel dibattito sull’assistenza sanitaria pubblica negli Usa, cui seguirà il dialogo tra Irene Gassmann, priora del monastero svizzero di Fahr, e il vescovo Felix Gmür, presidente della Conferenza episcopale dello stesso Paese. Altre sette relatrici racconteranno la loro esperienza negli specifici contesti culturali, formulando proposte per la Chiesa universale (Anne B. Faye, Mary J. Mananzan, Doris Wagner, Chris Burke, Shalini Mulackal, Madeleine Fredell e Teresa Forcades). Ascolteremo anche una registrazione di Marinella Huapaya Venegas, laica consacrata del Perú, che racconterà la Chiesa locale, dove i laici per necessità sono responsabili delle comunità e della liturgia. Concluderà l’evento la preghiera «Passo dopo passo», composta da donne di diversi contesti ecclesiastici sotto la guida della priora Gassmann.
Altre sette benedettine del monastero di Fahr arriveranno a Roma specialmente per questo incontro e per la conferenza stampa del 1° ottobre, ore 17, presso l’Associazione della Stampa estera. L’anno scorso, prima del Sinodo sui giovani, hanno partecipato alla campagna #votesforchatolicwomen, e la loro foto è diventata famosa in tutto il mondo. In pochi giorni l’appello di concedere il voto alle religiose presenti ai sinodi è stato firmato da quasi diecimila cattolici.
L’attività di queste suore dimostra che la discussione sull’uguaglianza nella Chiesa non è un capriccio, né vuole seguire modelli del “mondo”, ma è il risultato della profonda esperienza di preghiera e della contemplazione del messaggio evangelico.
Zuzanna Flisowska
General Manager Voices of Faith