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Incidente nucleare in Russia: cosa è emerso finora dalle indagini pubblicate dagli esperti

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

L’esplosione avvenuta in Russia l’8 agosto è in parte ancora un mistero, scopriamo cosa è emerso dalle indagini fatte finora e pubblicate sul sito Nature

Quello dell’8 agosto, in Russia, è stato un incidente non solo grave ma anche colmo di misteri, tant’è che a distanza di un mese si sta ancora cercando di fare chiarezza.

Al momento sappiamo con certezza che si è trattato di un’esplosione avvenuta nella base militare di Nenoska, nel nord-ovest di Arkhangelsk, che ha causato 5 vittime. Sappiamo anche che l’incidente ha provocato il rilascio nell’atmosfera di isotopi radioattivi raggiungendo un picco momentaneo superiore di 20 volte rispetto ai livelli standard.

Come si legge su Nature, stando a quanto riportato dall’agenzia nucleare russa Rosatom, l’incidente sarebbe avvenuto mentre venivano eseguiti test di un sistema di propulsione liquida a base di isotopi su una piattaforma offshore.

E in effetti isotopi radioattivi di stronzio-91, bario-139, bario-140 e lantanio-140 sono stati individuati nella pioggia e nell’aria dalla Roshydromet il 26 agosto. Questo tipo di isotopi vengono rilasciati, in caso di esplosione, dal nucleo di un reattore nucleare, insieme a iodio e cesio radioattivi, come riporta Nature.

Fra l’altro il Moscow Times dichiarò che i medici locali avevano trovato tracce di cesio-137 nei tessuti muscolari di alcune delle vittime dell’esplosione ricoverate nel loro ospedale.

E se così fosse la teoria secondo cui la Russia stava testando il missile a propulsione nucleare Burevestintnik, chiamato dalla NATO Skyfall, potrebbe stare in piedi, nonostante al momento le informazioni ufficiali siano ancora troppo scarse per provarlo.

Lo dimostrerebbe anche la presenza a Nenoska di un’infrastruttura di lancio utilizzata proprio nei test di questo genere, individuata da alcune immagini satellitari scattate prima e dopo l’esplosione, secondo quanto dichiarato da Anne Pellegrino, ricercatrice del James Martin Center for Nonproliferation Studies in Monterey, California.

Anche se non si esclude la possibilità che a causare l’incidente sia stato altro, per esempio un siluro a propulsione nucleare o magari un reattore nucleare spaziale o sottomarino.

In ogni caso le indagini scientifiche non si fermeranno qui e il prossimo passo consisterà nell’analizzare i filtri dell’aria delle auto che erano posteggiate vicino alla base in modo da individuare l’eventuale presenza di sostanze radioattive. Dopodiché le informazioni raccolte verranno confrontate con le analisi di oggetti contaminati in altri disastri nucleari come quello di Fukushima.

Verranno inoltre analizzati social, pubblicazioni scientifiche sull’argomento, conferenze, ed eventuali dati forniti dalle 8 stazioni russe che monitorano i radionuclidi, sebbene cinque di esse siano state misteriosamente silenziate subito dopo l’esplosione. Le vittime stesse dell’incidente verranno esaminate, come riporta sempre Nature. Staremo a vedere!

 

Laura De Rosa, www.greenme.it , 6 Settembre 2019

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