giovedì, Novembre 21, 2024

“Il futuro dell’Umanità, e della Terra, è legato al futuro dell’Amazzonia”. Intervista a Leonardo Boff

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

L’Amazzonia, il nostro “polmone”, sta vivendo mesi drammatici. Quali le cause? A difesa, tra i più decisi dei leader mondiali, dell’ ecosistema amazzonico si è schierato Papa Francesco. Il pontefice, come si sa, ha indetto, per il prossimo mese di ottobre a Roma, un Sinodo sull’Amazzonia. Quali gli obiettivi? Ne parliamo, in questa intervista, con Leonardo Boff. Boff, brasiliano e teologo della liberazione, è un grande pensatore dell’America Latina impegnato nell’elaborazione di una autentica ecologia integrale.

 

Leonardo Boff, l’Amazzonia sta vivendo mesi drammatici. Da gennaio ad oggi, rispetto al 2018, nella regione gli incendi sono stati superiori al 145%. Una cifra devastante. La Comunità internazionale si sta mobilitando. Come giudichi il comportamento della Comunità internazionale?
La reazione è stata molto forte e decisiva. Il problema è che il nostro Presidente non ha modi civili, non osserva il protocollo ufficiale alla base del rapporto fra le autorità. Ha offeso il Presidente francese Macron e la Cancelliera della Germania, Merkel. É una persona cattiva e stupida. Non capisce niente di niente sull’Amazzonia e sugli indigeni. Vuole occupare le loro riserve naturali per l’agrobusiness e per lo sfruttamento minerario. Ma quando il problema arriva al portafoglio, tutto cambia. Il Presidente ha sentito che gli europei non vogliono più la soia e la carne proveniente dal Brasile, che il trattato commerciale fra la Comunità Europea con il MercoSud non sarà portato avanti senza un cambiamento radicale delle politiche in rapporto all’Amazzonia… Allora ha cambiato un poco il discorso.

Bolsonaro, in maniera folle, da la colpa alle Ong. Come stanno le cose?
Bolsonaro vuole reinventare il Brasile nel quadro di un ultra-liberismo radicale. Il modello è il medio-evo religioso, pre-moderno, pre-iIluminismo. Ha praticamente smontato tutto quello che Lula e Dilma hanno fatto in beneficio dei poveri. Adesso c’é fame in Brasile. E il presidente, assolutamente paranoico, va in televisione per dire che in Brasile non c’è fame. Un milione di famiglie sono passate dalla povertà alla miseria nell’ultimo anno e patiscono sistematicamente la fame. Tutti i Consigli di Stato nelle varie sfere della società sono state aboliti. Per dirlo in una parola: “l’era della stupidaggine è entrata in Brasile”. La sociologia e la filosofia sono state proibite nelle Università e in altri corsi. Questo è per avere un popolo che non pensa. Il Brasile, in questa logica, può diventare un paese di paria, come l’India.

Sappiamo che alla base delle politiche folli del governo c’è l’ideologia “estrattivista”. Ma c’è anche il “sovranismo” : ovvero “l’Amazzonia è del Brasile “. Questo afferma Bolsonaro. È così Leonardo?
Su questo punto Bolsonaro non ha nessuna cultura ecologica. Io penso che anche i membri del G7 abbiano una cultura ecologica soltando “verde”, non come quella di Papa Francesco: un‘ecologia integrale.
Io ho argomentato in parecchi luoghi in questi termini, nel senso della nuova visione dell’ecologia. Nella prospettiva degli astronauti che vedono la Terra dal di fuori della Terra, tutti dicono: Terra e Umanità formano una sola entità. Non c’è da una parte il pianeta Terra e dall’altra parte l’umanità. Entrambi formano una sola realtà. L’essere umano è la porzione intelligente, amorevole, senziente della Terra. Siamo Terra, per questo “uomo” viene da “humus”, terra fertile, o “adam” in ebreo, o “terra” in arabo. Siamo più che figli e figlie della Madre Terra… Siamo la stessa Terra, che pensa, che ama, che ha cura di tutte le cose. Questa è un’idea della maggioranza dei cosmologi e astrofisici.

Un altro punto. Viviamo nella nuova fase della Terra, il processo di pianetizzazione. Tutti stiamo sulla stessa Casa Comune. Siamo ritornati dall’esilio dopo milioni di anni e adesso ci ritroviamo tutti insieme nello stesso posto, nel pianeta Terra.
La Terra non appartiene a nessuno. È un Bene Comune di tutta l’umanità e di tutta la comunità di vita (animali, alberi, microorganismi ecc.). L’Amazzonia è parte della Terra; il Brasile non è il signore dell’Amazzonia. L’Amazzonia è di tutta la Terra, di tutta l’umanità. Il Brasile ha solo la gestione di questa parte, e la gestisce male e non responsabilmente. Sappiamo oggi che l’Amazzonia, che ricopre 9 paesi è fondamentale per l’equilibrio del pianeta, del sistema climatico, dell’assorbimento del biossido di carbonio e, inoltre, regola il ciclo delle piogge nel mondo. Questo vuol dire, che tutta l’umanità ha una responsabilità sull’Amazzonia, che non è solo del Brasile . Nella conservazione o distruzione dell’Amazzonia ci si gioca il futuro della vita sulla Terra. Non sono sicuro se i membri del G7 hanno questa visione integrale del problema. Altro punto importante: in queste discussioni non si è mai parlato degli indigeni, gli abitanti originali di queste terre. Loro conoscono il ritmo della foresta, sanno preservarla. Loro sono i nostri maestri e dottori, non gli scienziati che hanno una visione dall’esterno. Il bello del documento di Papa Francesco sul Sinodo Pan-amazzonico è di fare degli indigeni i protagonisti principali per arrivare a soluzioni vere e sostenibili di questa immenso bioma (ecosistema).

Oltre a queste ideologie (estrattivista e sovranista), quali sono le “strutture di peccato” che stanno devastando L’Amazzonia?
Le strutture di peccato sono la motosega, la devastazione sistematica della foresta per il legname pregiato, per la biodiversità, per elementi importanti per la medicina e, specialmente, per le “terre ricche” che sono gli elementi fondamentali per le nuove tecnologie del 5G.
Ma Il peccato più grande è lo sterminio d’intere etnie, l’occupazione delle loro riserve, la contaminazione dei fiumi a causa dell’estrazioni di oro. Moltissimi indigeni muoiono di malattie perché quelli dell’agro-business non vogliono trattarli e curarli.

Come si sta muovendo la Chiesa Cattolica a difesa dell’Amazzonia?
La Chiesa Cattolica è sicuramente, insieme ad altre chiese storiche come i Luterani, una presenza costante e impegnativa nella difesa dei popoli originari. C’è il Centro Indigenista Missionario (CIMI) che da 30-40 anni fa un lavoro sistematico per la protezione degli indigeni. Il documento del Sinodo Pan-amazzonico fa un altro discorso. Non si tratta di convertire le culture. Ma di fare l’evangelizzazione nelle culture, in maniera che possa sorgere una chiesa con un volto indigeno. In questo senso che si pensa all’ordinazione di sacerdoti indigeni per creare questa nuova forma di chiesa che non sia semplicemente l’adattamento delle chiese europee.

Il Papa Francesco, come sappiamo, ha convocato, per il prossimo mese di Ottobre, l’importante Sinodo sull’Amazzonia. Nell’ “‘Istrumentum laboris”, molto denso e profondo, c’ è la proposta di promuovere una “ecologia integrale” sull’Amazzonia. Cosa vuol dire questo?
Il sinodo è una derivazione e applicazione dell’enciclica Laudato Sì. Questo vuol dire che bisogna rispettare questo bioma(ecosistema) immenso, nei 9 paesi, nella sua singolarità, nelle sue culture, nelle sue lingue. Come i primi cristiani hanno fatto la loro sintesi della fede cristiana con la cultura greco-latina, così devono fare il loro percorso. Creare veramente una ecclesio-genesi. Non è più una chiesa occidentale, ma indigena, afro-latinoamericana, con elementi della tradizione europea del tempo delle colonie.

Appunto in questo documento si propongono nuovi Cammini pastorali per la Chiesa in Amazzonia. Ad esempio c’è una parte che può portare ad una nuova visione dei ministeri. In particolare il ministero ordinato. I conservatori stanno attaccando su questo punto. Pensi che il Sinodo saprà resistere?
Il Papa Francesco ha una immensa libertà interiore e coraggio per aprire nuovi cammini. Io penso che saranno consacrati veri presbiti indigeni. Io appoggio il vescovo Erwin Kräutler, amico del Papa, che sostiene di ordinare anche delle donne. Lui dice che, nella sua diocesi, una delle più grandi del mondo, presso il fiume Xingu, le donne fanno tutto quello che un sacerdote fa. Perché non permettere anche l’ordinazione presbiterale per le donne? I grandi teologi come Karl Rahner e Luigi Sartori hanno scritto che non c’é nessun dogma o dottrina che impedisce di fare questo passo. Tutte le altre chiese lo hanno già fatto, anche gli ebrei. La chiesa cattolico-romana non può restare un’isola di patriarcalismo e di anti-femminismo. Lo Spirito sospinge la Chiesa ad assumere, per amore ai popoli più reconditi del mondo, questa decisione. Deus poluit, decuit, ergo feci.

Ultima domanda: Papa Francesco sta dando una svolta alla Chiesa nel segno della “Chiesa in uscita” e della sinodalità. Sappiamo che i nemici di Francesco, che non sono solo ecclesiastici, stanno facendo di tutto limitare la forza delle sue riforme. Pensi che il cammino intrapreso da Francesco sia irreversibile?
Io penso che il Papa Francesco abbia inaugurato una nuova genealogia di Papi che vengono dal di fuori della vecchia cristianità europea, dove vivono solo il 25% dei cattolici. Da noi nelle Americhe siamo il 64%. Gli altri sono in Africa e Asia. È arrivato il momento, a mio parere, che il cammino del cristianesimo nel mondo globalizzato si farà a partire da queste nuove chiese, che hanno già la loro maturità, la loro teologia e liturgia. Questi che sono contro il Papa e il Sinodo sono tutti “eretici”, nel senso originario della teologia. Eresia non era, inizialmente una questione di dottrina, ma di unità della Chiesa. Questi che sono contro il Sinodo e il Papa Francesco rompono questa unità. Sono veramente eretici nel senso vero e originario della parola.

 

Pierluigi Mele, Rai News, 5 settembre 2019

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