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«Sicurezza 2, caso di coscienza»

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

L’APPELLO

Il coordinatore dell’organismo cattolico per la pace: «È necessario arginare la deriva populista perché non si può giocare sulla pelle delle persone». E ricorda la testimonianza di fede della beata Edith Stein

Don Renato Sacco (Pax Christi): «Con le multe alle navi passa un principio: soccorrere vite è reato. Così si sdogana una cultura disumana. Ci affidiamo al buon senso degli italiani e della Consulta»

«La cosa più grave del “decreto sicurezza bis”? Sancisce un modo di pensare, sdogana una cultura disumana. Quale? Soccorrere una vita in mare è un reato. E, inoltre, la norma afferma che manifestare il proprio pensiero pubblicamente non è sempre lecito».

È il giudizio di Pax Christi Italia sul provvedimento che introduce le disposizioni urgenti in materia di ordine e sicurezza pubblica, il decreto convertito dal parlamento e promulgato giovedì dal presidente Mattarella, il quale però ha formulato pesanti rilievi su due norme “fondamentali”: le «irragionevoli » maxi multe alle Ong che violano le acque territoriali e l’inasprimento delle pene per oltraggio a pubblico ufficiale, una figura che peraltro viene qui allargata a categorie come impiegati postali e controllori dei treni.

Gli stessi punti critici messi in evidenza dal movimento cattolico per la pace.

È venuto a mancare quel sussulto di umanità che aveva chiesto ai senatori prima della votazione a Palazzo Madama il presidente italiano di Pax Christi, monsignor Giovanni Ricchiuti.

«La nostra non è una valutazione giuridica – precisa il coordinatore don Renato Sacco – e nemmeno un’intromissione nelle beghe partitiche ma un invito, rivolto a tutti, ad arginare questa deriva: non si può giocare sulla pelle delle persone impedendo i salvataggi in mare, perciò facciamo un appello alle coscienze degli italiani e della Corte costituzionale che, eventualmente, sarà chiamata a giudicare la legittimità di quelle norme».

Il movimento internazionale (che dal 1985 al 1993 fu guidato in Italia da don Tonino Bello) intende rimettere al centro, in questo momento difficile per il Paese, il valore della persona e, appunto, «il primato della coscienza che è sempre più forte delle leggi, come ha testimoniato santa Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein), la mistica tedesca vittima della Shoah di cui si è celebrato ieri l’anniversario della morte, e altri martiri cristiani» dice don Sacco.

Un’altra testimonianza forte che Pax Christi ricorda è quella del beato Franz Jägerstätter, il giovane contadino austriaco e padre di famiglia che il 9 agosto del 1943 venne fucilato dai tedeschi perché si rifiutava di arruolarsi nell’esercito nazista in nome della sua fede cristiana: «Ha saputo dire “no” a Hitler e per noi rappresenta un esempio di fedeltà alla coscienza portata fino alleestreme conseguenze».

Perché un risveglio su questi temi oggi è doveroso, sostiene Pax Christi. «Una risposta è necessaria, non bisogna aspettare che le cose succedano, anche perché la nuova legge ci tocca tutti, non solo gli immigrati e le Ong, in quanto c’è una norma che di fatto restringe la libertà di espressione, fa passare il principio che manifestare le proprie idee è un diritto per modo di dire. Inoltre non vogliamo che si arrivi a decisioni prese da “un uomo solo al comando”, perché questo è il clima che si sta creando in Italia.

Sento vere le parole pronunciate da papa Francesco: “Sovranismi e populismi mi fanno paura e sono preoccupato perché si sentono discorsi che assomigliano a quelli di Hitler nel 1934, prima noi… noi… noi”» conclude don Sacco.

 

Fulvio Fulvi, 10/08/2019

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