Crisi di governo. La via maestra per decantare l’anomalia gialloverde, del resto già presente nello stesso Dna del patto di potere chiamato “contratto”, è l’apertura della crisi nelle aule parlamentari per certificare la fine di questa maggioranza
Con il Parlamento chiuso per ferie e dopo il patatrac del voto sul Tav, il ministro dell’interno dà il colpo di grazia al governo, dice che “è inutile andare avanti” e chiama le elezioni appellandosi al popolo nelle piazze acclamanti.
Il Presidente del Consiglio riferisce al Capo dello Stato e si consulta con i due vicepresidenti per determinare le modalità della crisi, con annesso braccio di ferro tra 5Stelle e Lega per la data delle elezioni.
Le persone normali capiscono solo che la baraonda è totale, avvertono la mancanza di una voce autorevole che rassicuri su quel che sta accadendo.
È un momento delicato, la crisi va portata alla luce del sole, in Parlamento, nelle forme costituzionalmente previste. Di fronte a un clima politico pesante e confuso, lasciar marcire la situazione nelle mani di un ministro dell’interno aggiunge ulteriori motivi di allarme.
Tutto è preferibile a questo porto delle nebbie, avvelenato da strappi all’assetto democratico che, come ha ben spiegato ieri al manifesto Rino Formica, delineano «una decomposizione istituzionale del paese» al punto da rendere urgente «un messaggio del Presidente della Repubblica alle Camere».
La via maestra per decantare l’anomalia gialloverde, del resto già presente nello stesso Dna del patto di potere chiamato “contratto”, è l’apertura della crisi nelle aule parlamentari per certificare la fine di questa maggioranza e verificare se ce n’è un’altra che possa mettere fine alla deriva fascistoide che ci sgoverna sull’onda di una propaganda della forza, nelle forme che ricordano sempre più nitidamente «il periodo del consenso» al regime mussoliniano.
Naturalmente se siamo di fronte alla peggiore destra, i tornaconto di partito passano in secondo piano e si fa anche il patto con il diavolo, tra il Pd e i 5Stelle.
Ammesso e non concesso che abbiano consapevolezza del passaggio cruciale, vitale, storico per la nostra asfittica democrazia. Purtroppo è difficile che ciò accada, con il rischio esiziale di consegnare il paese alla deriva autoritaria.