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Stati Uniti. No ad una guerra contro l’Iran

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

In una dichiarazione oltre 200 leader religiosi hanno manifestato la loro opposizione ad una guerra contro l’Iran che sarebbe disastrosa per l’uomo e l’ambiente, e strategicamente inutile

 

Il 9 luglio scorso oltre 200 leader religiosi si sono riuniti a Washington, DC, per dichiarare la loro opposizione alla guerra contro l’Iran. Per settimane, l’Amministrazione Trump ha compiuto passi provocatori sconvolgendo l’equilibrio che è stato messo in atto dal Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA), altrimenti noto come «Iran Nuclear Deal», che è stato messo in atto nel luglio 2015.

Gli Stati Uniti hanno abbandonato questo accordo nel maggio 2018, mettendo in moto ciò che molti temono sia una corsa verso la guerra. Il 20 giugno l’Iran ha abbattuto un drone di sorveglianza sullo Stretto di Hormuz; prima, gli Stati Uniti avevano spostato la USS Abraham Lincoln, con i suoi 70 aerei d’attacco, nel Golfo Persico.

«Quasi tutti i nostri leader nazionali professano di appartenere alle fedi abramitiche», ha osservato Jim Winkler, presidente e segretario generale del Consiglio nazionale delle chiese. «Si sono così profondamente allontanati dalla loro fede in Dio? Sono così devoti alla guerra e alla violenza da non poter immaginare un’alternativa? Sono così assuefatti al dominio e al mito della violenza redentrice da non poter seguire la via dell’amore e della pace?».

Il reverendo Jim Wallis, fondatore e presidente di Sojourners, ha affermato con forza: «È tempo di ripristinare la diplomazia tra Iran e Stati Uniti. Una guerra con l’Iran costerebbe enormemente al mondo in termini di vite umane, denaro, stabilità; una guerra con l’Iran sarebbe disastrosa e indifendibile».

La dichiarazione, firmata da oltre 200 leader religiosi tra cui Jim Winkler (Consiglio nazionale delle chiese), vescovo W. Darin Moore (AME Zion Mid-Atlantic District), rev. Dr. Sharon Watkins (Chiesa cristiana – Discepoli di Cristo) , Diane Randall (Comitato per gli amici sulla legislazione nazionale), e rev. Dr. J. Herbert Nelson (Presbyterian Church USA), recita:

«Con le crescenti tensioni a seguito degli attacchi alle petroliere chimiche, dell’abbattimento di un drone senza sorveglianza degli Stati Uniti e della minaccia di attacchi aerei di rappresaglia, è necessaria un’azione urgente ora, in particolare nel contesto di un disastroso accordo nucleare iraniano da cui gli Stati Uniti si sono ritirati irresponsabilmente.

Mentre siamo d’accordo che l’Iran dovrebbe ripudiare il terrorismo e non riprendere l’arricchimento dell’uranio, come leader religiosi affermiamo che la guerra non è la risposta giusta all’Iran ed è ingiustificabile per motivi morali e religiosi. Tale guerra avrebbe probabilmente conseguenze disastrose per l’uomo e l’ambiente, sarebbe strategicamente inutile e porterebbe a destabilizzazioni regionali, ad un aumento del terrorismo e a oneri finanziari insostenibili».

«17 anni fa– ha affermato il presidente e segretario generale del Consiglio nazionale delle chiese, Jim Winkler – sono stato tra i primi leader religiosi a rilasciare una dichiarazione pubblica che esortava a non invadere l’Iraq. Ora, molte delle stesse persone che sono a mio avviso responsabili della morte di centinaia di migliaia di iracheni innocenti e della spesa di trilioni di dollari in una folle guerra, desiderano ripetere lo stesso errore».

 

Riforma.it, 15 luglio 2019

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