Un giorno una parola – commento a Levitico 19, 2
Siate santi, perché io, il Signore vostro Dio, sono santo
Levitico 19, 2
Rivestite l’uomo nuovo che è creato a immagine di Dio nella giustizia e nella santità che procedono dalla verità
Efesini 4, 24
Che la santità sia una questione di mantenere una certa distanza tanto dal divino quanto dall’umano è subito smentito dalle parole del nostro brano. Anzi, l’imperativo stesso commuta la distanza in vicinanza; noi poveri mortali, fragili creature capaci delle più grandi nefandezze e di bassezze inimmaginabili siamo chiamati e chiamate ad essere santi perché Dio è santo.
Infatti, la santità si manifesta nel non allontanarsi dalla comunità umana ma nell’esserne attivamente parte. Nel non distanziarsi dai nostri simili e dalle nostre simili ma nell’occuparcene attivamente, soprattutto per proteggere i più deboli e provvedere per coloro che sono maggiormente a rischio: i poveri, gli immigrati, le persone disabili. La santità cioè equivale a praticare la giustizia, pagare prontamente gli operai e fare funzionare i tribunali. Difficili essere santi tenendo la distanza.
Essere santi perché il Signore, il nostro Dio è santo, significa guardare da vicino quel Dio che non si è tenuto alla larga da un’umanità bisognosa ma si è avvicinato per fare un pezzo di strada insieme a noi. In Cristo Dio si è avvicinato a noi in modo che noi ci avviciniamo gli uni agli altri, portiamo i pesi gli uni degli altri, ci adoperiamo per la pace gli uni degli altri. In altre parole, praticando la giustizia siamo santi.