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“Perché non affidare le omelie anche ai laici?”. La domanda del card. Marx

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

MONACO-ADISTA. «Un po’ deluso» da sermoni ed omelie ascoltati in varie parrocchie, l’arcivescovo di Monaco, card. Reinhard Marx, il 20 luglio, durante un evento cui partecipavano 120 laici nella casa di ritiro  Schloss Fürstenried, si è chiesto se, in futuro, possa ancora «predicare solo il sacerdote». «È necessario che questo si evolva». Se ne avvantaggerebbe la varietà delle omelie, è la sua opinione.

La notizia è riportata dall’agenzia Aci Prensa (21/7), che, a corredo , aggiunge intanto un’informazione, diffusa dalla Conferenza episcopale il giorno prima delle dichiarazioni di Marx, secondo la quale nel 2018 più di 216mila fedeli hanno lasciato la Chiesa cattolica. Poi enumera tutti i documenti, a partire dal Diritto Canonico, che negano la possibilità per un laico di tenere l’omelia in Chiesa: significherebbe, precisa a ragione l’agenzia, «andare contro le norme della Chiesa».

Il canone 767, § 1 del CdC del 1983 dice che «tra le forme di predicazione è eminente l’omelia, che è parte della stessa liturgia ed è riservata al sacerdote o al diacono».

Canone che deve essere «salvo» anche quando, come detta il canone 766, «I laici possono essere ammessi a predicare in una chiesa o oratorio, se in determinate circostanze lo richieda la necessità o in casi particolari l’utilità lo consigli, secondo le disposizioni della Conferenza Episcopale, e salvo il can. 767, §1».

Nel 1987, il Pontificio Consiglio per i Testi legislativi rispondeva con la parola «Negativo» alla domanda «se il vescovo diocesano può dispensare dalla prescrizione del can. 767, § 1 che riserva al sacerdote o al diacono l’omelia».

Il 15 agosto del 1997, il Vaticano ha pubblicato con l’approvazione di 8 dicasteri l’istruzione “Su alcune questioni circa la collaborazione dei fedeli laici nel sacrto ministero dei sacerdoti”. Vi si ribadiva che l’omelia «è parte della stessa liturgia» e «durante la celebrazione dell’Eucarestia, deve essere riservata al ministro sacro, sacerdote o diacono. Si escludono i fedeli non ordinati». «Non si tratta, in effetti – spiegava il documento – di una maggiore capacità espositiva o preparazione teoligia, ma di una funzione riservata a chi è consacrato con il Saacramento dell’Ordine, per cui neanche il vescovo diocesano può dispensare dalla norma del canone, dato che non si tratta di una legge meramente disciplinare, ma di una legge che tocca le funzioni di insegnametno e santificazione strettaemnte unite fra loro».

Tanta meritevole precisione ha uno scopo: rilevare la deplorevole eresia (parola che Aci Porensa non usa nella notizia qui in oggetto) del card. Marx. L’agenzia passa infatti ad elencare le «posizioni del cardinal Marx contrare alla dottrina della Chiesa».

Nell’anno 2015 – inizia – intervenendo al sinodo per la famiglia, Marx ha affermato che «dobbiamo seriamente considerare la possibilità (…) di ammettere i divorziati risposati ai sacramenti della Penitneza e della Santa Comunione».

Nel febbradio del 2018, ha assicurato che i sacerdoti cattolici possono realizzare cerimonie di “benedizione” di coppie omosessuali. E nel marzo dello stesso anno i vescovi tedeschi hanno proposto che i protestanti sposati con cattolici possano avere accesso al’eucarestia. Tale iniziativa, portata avanti dal card. Marx, precisa l’agenzia «ha incontrato l’opposizione di sette prelati, fra i quali l’arcivescovo di Colonia, card. Rainer Maria Woelki».

A marzo dell’anno in corso, il cardinale ha annunciato che i vescovi tedeschi hanno avviato un «processo sinodale» (v. Adista Notizie n. 27/19) per «rivedere – scrive l’agenzia, ma in realtà l’intenzione è di discutere – il celibato sacerdotale e la morale sessuale nella Chiesa, come un modo per combattere lo scandalo degli abusi sessuali».

In ossequio ai più vari detti: “Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”, “Non si pigliano se non si somigliano”, “Chi va con lo zoppo impara a zoppicare”, l’ultima frase della notizia ricorda che il card. Marx, evidentemente stimato dalla più alta autorità cattolica, «fa parte del gruppo di cardinali che assistono papa Francesco nel processo di riforma della Curia vaticana». Qui la sottile stoccata non è diretta a Marx, ma al papa.

 

Eletta Cucuzza, Adista, 22/07/2019

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