lunedì, Novembre 18, 2024

Corte UE: i prodotti provenienti dagli insediamenti dovrebbero essere etichettati

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Imemc. Un alto funzionario dell’Unione Europea ha affermato, secondo il suo parere legale, che le etichette dei prodotti provenienti dai Territori occupati da Israele devono indicare chiaramente l’origine precisa dei prodotti per evitare di indurre in errore i consumatori.

La Corte di Giustizia Europea (CGCE) ha sottolineato il parere legale dell’avvocato generale Gerard Hogan in una dichiarazione rilasciata giovedì scorso.

L’opinione di Hogan ha invalidato una decisione adottata precedentemente dalla corte francese che aveva stabilito diversamente. La Corte di giustizia non è obbligata a seguire il consiglio del suo avvocato generale, ma i pareri legali dell’ex giudice irlandese solitamente impostano il tono delle sentenze.

Nel suo parere consultivo, Hogan ha affermato che la legge dell’UE richiede che un prodotto realizzato su un territorio occupato dal regime israeliano dal 1967, sia contrassegnato come prodotto proveniente dagli insediamenti.

La Cisgiordania, inclusa Gerusalemme est, così come le alture del Golan, strappate da Israele alla Siria, sono considerate dalla comunità internazionale come zone occupate da Israele.

“Il diritto dell’UE richiede per i prodotti originari di un territorio occupato da Israele dal 1967 l’indicazione del nome geografico del suddetto territorio e, dove opportuno, l’indicazione che il prodotto proviene da un insediamento israeliano”, afferma una dichiarazione della CGE.

Nel 2016, la Francia ha pubblicato le linee guida secondo cui i prodotti provenienti dagli insediamenti israeliani della Cisgiordania e delle Alture del Golan occupate da Israele devono riportare etichette che rendano chiara la loro origine. Tuttavia, questo è stato contestato dall’Organizzazione Ebraica Europea e da Psagot, una società che gestisce vigneti nei territori occupati.

“Non sorprende che alcuni consumatori considerino questa evidente violazione del diritto internazionale come una questione etica che influenza le preferenze dei loro consumatori e riguardo alla quale potrebbero richiedere ulteriori informazioni”, ha detto Hogan, riferendosi a sentenze secondo cui le politiche di insediamento di Israele sono illegali.

“L’assenza dell’indicazione del paese di origine o del luogo di provenienza di un prodotto proveniente da un territorio occupato da Israele, e comunque da un insediamento di coloni, può indurre in errore il consumatore riguardo al paese di origine o al luogo di provenienza reali del cibo”, ha aggiunto.

Esiste anche una crescente campagna di boicottaggio di prodotti israeliani conosciuta come il movimento Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS), costituito nel 2005 da oltre 170 organizzazioni palestinesi che spingono verso “varie forme di boicottaggio contro Israele fino a quando non si assume gli obblighi previsti dal diritto internazionale”.

Migliaia di volontari si sono uniti al movimento BDS, richiedendo a persone e gruppi in tutto il mondo di tagliare i legami economici, culturali e accademici con Tel Aviv per contribuire a promuovere la causa palestinese e porre fine alla decennale occupazione.

Traduzione per InfoPal di Laura Pennisi

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