domenica, Novembre 24, 2024

Benedizione papale sul sinodo della Chiesa tedesca. Scottanti gli argomenti in agenda

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

39912 CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. È datata 29 giugno la lettera indirizzata da papa Francesco al «pellegrinante popolo di Dio in Germania» per sostenere il sinodo avviato dalla Chiesa tedesca. Il Synodaler Weg è stato annunciato a conclusione della sessione plenaria dell’assemblea dei vescovi (11-14 marzo) come un «processo sinodale vincolante», aggettivo da sottolineare perché i sinodi – che siano di una Chiesa particolare o dell’intera cattolicità – sono consultivi e le conclusioni cui giungono possono essere accolte o meno dalle relative massime autorità ecclesiali.

Il sinodo tedesco affronterà le tre questioni ecclesiali più urgenti in questo delicatissimo momento storico, segnato dagli scandali degli abusi sessuali ad opera del clero: il celibato sacerdotale, il magistero sulla morale sessuale e una riduzione del potere clericale (v. Adista Notizie n. 12/19). Il card. Reinhard Marx, presidente della Conferenza episcopale e arcivescovo di Monaco e Frisinga, aveva già anticipato l’avallo del papa verso questo cammino: «La Chiesa – aveva detto – ha bisogno di un processo sinodale, papa Francesco lo incoraggia». A conferma, è giunta appunto la “benedizione” papale.

Consapevolezza e coraggio

Nella lettera Francesco esprime il suo apprezzamento per la Chiesa tedesca, ma anche la sua preoccupazione per la situazione in cui si trova: «Oggi – scrive – insieme a voi, noto dolorosamente la crescente erosione e il deperimento della fede con tutto ciò che questo comporta non solo a livello spirituale, ma anche a livello sociale e culturale », un declino sfaccettato e «di non facile né rapida soluzione».

Tuttavia, scrive il papa, «accettare e sopportare la situazione attuale non implica passività o rassegnazione, e ancor meno negligenza; al contrario, presuppone un invito a prendere contatto con quello che in noi e nelle nostre comunità è necrotico e ha bisogno di essere evangelizzato e visitato dal Signore. E ciò richiede coraggio».

La lettera si sofferma sul significato della sinodalità, sottolineandone la «doppia prospettiva», che deve privilegiare innanzitutto un approccio bottom up (cioè dal basso verso l’alto) «incominciando dalle diocesi», perché «non si può fare un grande sinodo senza andare alla base» e, solo dopo, la «sinodalità dall’alto in basso, che permette di vivere in modo specifico e singolare la dimensione collegiale del ministero episcopale e dell’essere ecclesiale».

Per percorrere il cammino sinodale, prosegue la lettera, bisogna innanzitutto evitare di «credere che la migliore risposta ai molti problemi e alle carenze esistenti sia quella di riorganizzare le cose, cambiarle e “rimetterle insieme”, per ordinare e rendere più agevole la vita ecclesiale adattandola alla logica attuale o a quella di un particolare gruppo». Una realtà ecclesiale organizzata – prosegue il papa – non risolve nulla, perché ha bisogno anche del «morso del Vangelo», della sua freschezza. Infatti, «ogni volta che una comunità ecclesiale ha cercato di uscire dai suoi problemi da sola, affidandosi soltanto alle proprie forze, metodi e intelligenza, ha finito per moltiplicare e alimentare i mali che voleva superare». L’evangelizzazione, secondo Francesco, deve essere il «criterio guida per eccellenza» verso questo cammino; ma non va assolutamente considerata come «una tattica di riposizionamento della Chiesa nel mondo di oggi». «Le sfide ci sono per essere superate – esorta Francesco –. Dobbiamo essere realisti ma senza perdere la gioia, l’audacia e la dedizione speranzosa».

Il primo grande incontro che aprirà i colloqui riguardanti la riforma, previa approvazione di vescovi e laici che si riuniranno nei rispettivi organismi in autunno, è previsto per la primavera 2020.

Intanto i primi tre Forum hanno già iniziato a lavorare e sono chiamati ad elaborare un primo rapporto entro metà settembre. I vescovi non saranno soli in questo cammino: lavoreranno consultandosi con lo ZdK, il Comitato centrale dei cattolici tedeschi, la più importante organizzazione di laici del Paese, e con esperti esterni.

 

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