lunedì, Novembre 18, 2024

La mansuetudine rivoluzionaria delle omelie di fratel Arturo Paoli

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

39572 CAGLIARI-ADISTA. «Stabile come una quercia, in movimento perenne come un passero, mistico di razza e carnale come solo un innamorato sa e può essere»: così alcuni anni fa don Paolo Farinella descriveva fratel Arturo Paoli, teologo, presbitero, religioso, morto a 102 anni nel 2015.

Le parole di Farinella rappresentano bene la spiritualità incarnata di Arturo Paoli, la sua contemplazione mai disgiunta dall’azione e dalla testimonianza, che ha attraversato tutta la temperie politico ecclesiale del ‘900. La vita di fratel Arturo è stata come quella di pochi altri caratterizzata da scelte profetiche che, per la radicalità con cui egli le ha compiute, lo rendono un protagonista assoluto del “secolo breve” della Chiesa e della vita civile e politica, in Italia come in America Latina. Prete antifascista, assistente nazionale dell’Azione Cattolica, ne esce (assieme a Carlo Carretto) nel 1954 in polemica con la linea conservatrice impressa da Luigi Gedda. Fu allora a fianco degli emigranti che con le navi andavano in Argentina, poi sposò la spiritualità di Charles de Foucauld e chiese di entrare nei Piccoli Fratelli del Vangelo.

Visse il periodo di noviziato a El Abiodh, in Algeria, ritrovando il suo vecchio amico Carlo Carretto, anch’egli passato dalla dirigenza dell’Aci ai Piccoli Fratelli. Nel 1957 rientra in Italia, a Bindua, in Sardegna, dove avvia una fraternità. Il suo impegno a fianco dei lavoratori della miniera di piombo e zinco di Monte Agruxau e il suo passato in Azione Cattolica non viene visto di buon occhio dalle gerarchie ecclesiastiche. Fratel Arturo parte allora di nuovo, alla volta dell’America Latina. Prima in Argentina, a Fortín Olmos, tra i boscaioli che lavorano per una compagnia inglese del legname. Poi dal 1969 viene scelto come superiore regionale della comunità latinoamericana dei Piccoli Fratelli e si trasferisce vicino a Buenos Aires. Qui, nel clima di rinnovamento teologico e pastorale post conciliare, comincia a scrivere, avvicinandosi anche dal punto di vista teorico alla nascente Teologia della Liberazione. Nel 1971 si trasferisce a Suriyaco, (diocesi di La Rioja), una zona poverissima dove Arturo diventa amico del vescovo Enrique Angelelli, la voce più profetica della Chiesa argentina negli anni della dittatura militare. Nel 1974, poco dopo il colpo di Stato guidato da Pinochet, il nome di Paoli compare sui muri di Santiago del Cile al secondo posto di una lista di proscrizione di persone da eliminare da parte di chiunque le avesse incontrate. Arturo in quel momento si trovava in Venezuela: avvertito da amici di non rientrare in Argentina perché ricercato anche lì, si trasferisce prima a Monte Carmelo, poi alla periferia di Caracas. Dal Venezuela di tanto in tanto si sposta in Colombia, Brasile, Messico. All’inizio degli anni Ottanta visitò anche il Nicaragua sostenendo apertamente la rivoluzione sandinista. Poi, dal 1983, Paoli decide di stabilirsi in Brasile. Prima a São Leopoldo, nello Stato del Rio Grande, a contatto con la realtà drammatica delle donne costrette a prostituirsi nei bordelli e, in seguito, dal 1987 a Boa Esperança, un barrio della periferia di Porto Meira, in una favela della città di Foz do Iguaçu, dove fratel Arturo organizza l’Associazione Fraternità e Alleanza, per promuovere progetti di sviluppo rivolti alla comunità locale.

Dal 2006 Arturo Paoli torna a vivere stabilmente in Italia (prima vi faceva ritorno di tanto in tanto, specie nei mesi estivi, per risiedere a Spello), a Martino in Vignale, sulle colline di Lucca. In questa ultima, ma feconda fase della sua vita Arturo si lega in profonda amicizia con Dino Biggio, che – oltre ad essergli stato sempre accanto – ha pazientemente raccolto tutto il materiale prodotto da fratel Arturo nelle sue conferenze, omelie, scritti pubblici e privati, divenendo un formidabile ed instancabile divulgatore. A partire dalle tracce della presenza di Arturo Paoli in Sardegna dal primo approdo del 1957, fino alla sua morte. Grazie alla pazienza e al lavoro di Biggio, escono oggi una serie di omelie di fratel Arturo che attraversano tutto l’anno liturgico C (quello appena iniziato con l’Avvento).

Il libro (Arturo Paoli, Gridare il Vangelo con tutta la propria Vita. Omelie domenicali e festive, Anno Liturgico C, a cura di Dino Biggio, La Collina Edizioni, Serdiana-Cagliari 2018, pp. 256, € 15; il volume è acquistabile presso Adista, tel. 06/6868692, e-mail: abbonamenti@ adista.it; sito internet: www.adista.it) ha il merito enorme di raccogliere commenti al vangelo di fratel Arturo Paoli fatti in occasioni diverse e che altrimenti sarebbero andati perduti o tutt’al più sarebbero conservati su qualche registrazione privata, in casa di amici ed estimatori. Attraverso il lavoro di Biggio la voce di Arturo è tornata invece a risuonare forte, per tutti, intatta nella sua dolce radicalità, nella sua mansuetudine dirompente e rivoluzionaria. Il filo rosso che lega queste omelie, che hanno il pregio di raggiungere tutti, credenti e non credenti, è quello di una incarnazione nella storia degli oppressi che rifugge da uno spiritualismo di comodo.

 

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