martedì, Dicembre 24, 2024

Movimenti per la pace, rilanciare subito l’iniziativa (Padre Alex Zanotelli)

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

La Rete della pace – che include realtà quali Cgil, Movimento dei focolari, Rete italiana disarmo, Acli, Archivio disarmo, Movimento nonviolento – ha promosso, il 9-10 marzo a Bologna, un convegno al quale ho partecipato molto volentieri.

Anche se ho notato che mancavano la Tavola della pace (l’associazione che organizza la marcia Perugia-Assisi), tante realtà ecclesiali come l’Agesci e non erano adeguatamente rappresentati vari gruppi che lavorano nei territori creando coscienza e partecipazione (mi viene in mente il movimento No war in Sicilia).

Si è cominciato con lo scenario della minaccia nucleare. Il presidente russo Putin ha detto che il rischio di uno scontro è oggi presente, soprattutto dopo l’uscita, dal 1° febbraio, degli Usa dal trattato sui missili nucleari a medio raggio. Il presidente Trump ha fatto questa scelta, accusando la Russia di aver violato il trattato. Si rischia così una corsa alla costruzione di nuovi sistemi missilistici nucleari.

Venendo all’Italia, è stato evidenziato che le bombe atomiche Usa nelle basi militari di Ghedi (Brescia) e Aviano (Pordenone) saranno a breve rimpiazzate da nuovi ordigni, i B61-12. E gli aerei abilitati a portare queste nuove bombe sono i caccia F-35 per l’acquisto dei quali l’Italia sta spendendo centinaia di milioni di euro: spesa contestata dai movimenti pacifisti.

Inoltre sta diventando molto oneroso per l’Italia far parte della Nato, in quanto Trump insiste nel dire che tutti i paesi dell’alleanza devono arrivare, entro il 2024, a investire nella difesa almeno il 2% del Pil. Oggi l’Italia spende intorno all’1,15% (lo dice la Nato) che significa 70 milioni di euro al giorno…

I partecipanti hanno poi portato la loro esperienza. Voglio citare chi si sta impegnando contro la vendita di armi italiane all’Arabia Saudita, in guerra nello Yemen, e che per questo dovrebbe essere esclusa dai mercati di vendita delle armi come prevede la legge 185 del 1990. Tutto ciò è positivo. Tuttavia mi sono chiesto: dove sono le parrocchie? Dove sono le comunità ecclesiali?

Il convegno ha avuto la visita dell’arcivescovo di Bologna, mons. Matteo Zuppi, che ha ricordato il “Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune” sottoscritto ad Abu Dhabi, il 4 febbraio, da papa Francesco e da Ahmad al-Tayyeb, Grande imam di al-Azhar. Decisivo, ha detto l’arcivescovo, è tenere vivo il dialogo islamico-cristiano.

Oggi c’è bisogno di un grande movimento per la pace, che invece è una piccola voce nel mondo occidentale. Come uscirne? È stato suggerito di tornare ad agire localmente, cioè di moltiplicare le iniziative nei territori mettendo insieme credenti e laici.

Per quel che riguarda le manifestazione nazionali, è stata avanzata l’ipotesi di fare un anno la marcia Perugia-Assisi (che deve tornare a essere espressione unitaria di tutto il movimento) e l’anno successivo ritrovarsi a Verona per un’“Arena di pace” (come nell’aprile del 2014). È emersa anche la proposta che la campagna “banche armate” (promossa vent’anni fa da Nigrizia, Missione Oggi e Mosaico di Pace) sia assunta da tutto il movimento così da avere un maggiore impatto sull’opinione pubblica e sul sistema bancario italiano.

 

Padre Alex Zanotelli, Nigrizia, 12 aprile 2019

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