LIMBURG-ADISTA. Le coppie che non possono sposarsi chiedono la benedizione della Chiesa. Che fare? La domanda, su cui la Chiesa tedesca riflette già da diverso tempo (v. Adista Notizie nn. 19/15; 7/19), riguarda la possibilità di creare un rito di benedizione per le coppie che non possono sposarsi con rito religioso (come i divorziati risposati civilmente) o per le coppie omosessuali cattoliche. Questa volta è il vescovo di Limburg, mons. Georg Bätzing, a promuovere il dibattito sulla questione, e lo fa tramite una giornata di riflessione e dibattito sul tema, organizzata per il 4 maggio, di cui dà notizia una lettera diffusa dalla responsabile dell’Ufficio diocesano per i minori, i giovani e la famiglia, Beate Gilles.
«Tra la realtà della vita e la convinzione di tanti cattolici e gli insegnamenti della Chiesa vi è una tensione», spiega la lettera. «Al forum vogliano parlare di questo. Vogliamo sentire persone che chiedono alla Chiesa una benedizione per il loro rapporto. Vi saranno resoconti di operatori pastorali e verremo informati sulle proposte di riti di benedizioni. Soprattutto vogliamo parlare e discutere insieme». Verrà discussa anche la proposta formulata dal decano della Chiesa cattolica a Francoforte p. Johannes zu Eltz, secondo il quale il desiderio di una benedizione è «un’esigenza umana primaria». «L’offerta di un rito di benedizione – ha detto – si basa sulla convinzione che vi sia un bene morale nella vita comune dei partner:fedeltà, cura, responsabilità, legame. Questo bene merita un’approvazione e, quando entra in gioco la fede, è una benedizione…». Non si tratterebbe di un legame sacramentale tra i due partner, che sono già uniti da un legame civile, ha spiegato zu Eltz, e per evitare qualsiasi confusione la benedizione potrebbe avvenire durante la liturgia della Parola e senza gesti tipici del sacramento del matrimonio, come lo scambio degli anelli. Non trattandosi di una messa, potrebbe essere presieduta anche da un laico.