giovedì, Novembre 21, 2024

Conflitto di interessi sui pesticidi?

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Dubbi di legittimità dei Verdi sul ruolo del Laimburg nell’elenco dei fitofarmaci autorizzati. Urzì chiede il ritiro della delibera. Vettorato: “Lista già sfoltita”.

 

La “black list” dei pesticidi aggiornata dalla delibera provinciale 142/2019 continua a far discutere. Il Wwf, dopo aver denunciato la presenza di fitofarmaci ad alto potenziale tossico (Captano, Clorpirifos metile, Dithianon, Fluazinam, Mancozeb e Glifosato) nelle aree di tutela delle acque potabili in Alto Adige, torna all’attacco perché vuole vederci chiaro. E lo fa inviando una lettera a tutti gli attori in scena: l’assessore all’Ambiente Giuliano Vettorato, l’Agenzia provinciale per l’ambiente, l’Ufficio Tutela acque delle Provincia di Bolzano e l’Ufficio Risorse idriche della Provincia di Bolzano per chiedere, fra le altre cose, quali siano le strategie di monitoraggio e controllo che l’amministrazione provinciale mette in campo, se il monitoraggio si limiti alla componente acqua o se coinvolga anche le componenti ecosistema e salute, e se siano previsti anche campionamenti della sottocomponente suolo. Ma anche in che modo si può risalire ai responsabili nel caso di rilevamento di fitofarmaci non ammessi in un campione d’acqua di falda o acque superficiale, in quali sanzioni possono incorrere i colpevoli e in quali casi si tratta di un reato penale. Quelle dell’associazione ambientalista, tuttavia, non sono le uniche domande che sono state sollevate.

 

Qualcosa non torna

 

Sull’attenti il Gruppo verde che ha stilato un’interrogazione al riguardo. Un punto dirimente riguarda il coinvolgimento del Centro di Sperimentazione Agraria e Forestale Laimburg che ha contribuito ad elaborare l’elenco “incriminato” dei fitofarmaci autorizzati. Il Laimburg, sottolineano i consiglieri provinciali Riccardo Dello Sbarba, Brigitte Foppa e Hanspeter Staffler, “vede le cose dal punto di vista del settore agricolo, da cui proviene l’esigenza di impiegare fitofarmaci sul terreno anche in aree a tutela delle acque, e ha un comitato scientifico in cui sono presenti esponenti del mondo agricolo (tra cui addirittura lo stesso direttore del Bauernbund Siegfried Rinner), dunque non è un organo neutrale ma rischia di essere in conflitto di interessi su una materia delicata come l’impiego di fitofarmaci in aree di tutela delle acque potabili”. Di chi è dunque la competenza e la responsabilità, anche legale, di predisporre la suddetta lista dei pesticidi? – chiedono i Verdi – e se l’elenco fosse stato redatto dal Laimburg ciò non sarebbe in contrasto con la legge 8/2002 art.15 (che affida all’Ufficio provinciale Gestione risorse idriche l’elaborazione del relativo piano di tutela dell’acqua potabile)? E questo non getta forse “un’ombra di legittimità sulla delibera stessa?”.

 

L’acqua che beviamo

 

In ballo c’è soprattutto la salute collettiva. Ma allora perché queste sostanze sono state inserite nell’elenco sebbene siano altamente tossiche a detta delle stesse industrie produttrici? Il quesito viene rinforzato dallo studio dell’Arpat – Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana “Fitofarmaci – Classe di impatto potenziale 2018” (citato come fonte nella stessa delibera provinciale 142/2019) che classifica con un punteggio da 1 a 5 secondo gli indicatori Pericolosità per le acque, per l’ecosistema e per la salute umana, alcune delle sostanze in questione:

Tabella
Relativamente al pericolo di massimo grado 5 per la salute, secondo i parametri: sistema endocrino, sistema riproduttivo, mutagenesi, cancerogenesi, danni ad organi.

E dunque “trattandosi di impiego di questi fitofarmaci in aree di tutela dell’acqua potabile, quindi di acqua che finisce per essere bevuta dalla popolazione, perché non si è tenuto conto del grado di massima pericolosità per la salute umana di queste sostanze quando si è autorizzato il loro impiego sulle aree di tutela delle acque potabili?”, domandano gli ecologisti.

Più drastico ancora Alessandro Urzì, consigliere provinciale de l’Alto Adige nel cuore/Fratelli d’Italia che chiede alla giunta provinciale l’immediato ritiro della delibera, chiamando in causa il decreto del ministero della Salute 9 agosto 2016, recante “Revoca di autorizzazioni all’immissione in commercio e modifica delle condizioni d’impiego di prodotti fitosanitari contenenti la sostanza attiva ‘glifosate’, in attuazione del regolamento di esecuzione (UE) 2016/1313 della Commissione del 1° agosto 2016” che ha previsto forti limitazioni nell’uso di tale sostanza. “Gli interessi economici anteposti alla salute? L’immagine dell’Alto Adige quale territorio di agricoltura ecosostenibile viene danneggiata”, riassume Urzì.

Una risposta politica

 

Interpellato sull’argomento l’assessore provinciale Vettorato si limita a dire che la lista di fitofarmaci è stata approvata a livello comunitario e nazionale, “con ciò non voglio certo dire che queste sostanze possono essere bevute ma che, sebbene sia lecito utilizzarle in agricoltura, resta il divieto d’uso in prossimità di sorgenti e falde, vengono effettuati attenti controlli”. L’assessore leghista puntualizza inoltre che la lista è stata “‘ripulita’, l’Ufficio ambiente ogni due anni fa una revisione e l’elenco è già stato notevolmente ridotto rispetto al precedente”. Si attende a breve il parere dei tecnici della Provincia, “non sottovalutiamo la questione”, fanno sapere intanto dallo staff di Vettorato.

Sarah Franzosini, salto.bz, 17.04.2019

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