ROMA-ADISTA. «Che il Governo abbia deciso di togliere il patrocinio al Congresso mondiale delle famiglie è una grande vittoria per le oltre 55 mila persone che hanno già firmato la nostra petizione. Però andiamo avanti e chiediamo che nessuna istituzione sostenga un convegno che alimenta odio e discriminazione». Lo ha dichiarato Francesca Chiavacci, presidente dell’Arci nazionale in un comunicato stampa emesso nel pomeriggio del 12 marzo. La petizione cui fa riferimento Chiavacci – promossa dall’Arci, insieme ad altre associazioni tra le quali Arcigay, Agedo, Certi diritti, Mario Mieli, Famiglie arcobaleno l’organizzazione mondiale per l’uguaglianza ‘All out’ – chiede a tutte le istituzioni di ritirare il sostegno al Congresso internazionale delle Famiglie (Wcf) previsto a Verona dal 29 al 31 marzo.
«Qual è l’interesse pubblico – si chiedeva Chiavacci – che motiva il sostegno di Ministeri, del Comune e della Regione Veneto al Congresso delle famiglie a Verona? Un incontro che riunisce antiabortisti, omofobi e altri che vorrebbero relegare le donne in ruoli sociali superati da decenni, inoltre è stato invitato anche chi teorizza la cura per i gay. È un evento che non deve essere promosso da istituzioni che sono rappresentative di tutti».
Sì, perché nella locandina e nel sito web del Congresso comparivano i patrocini della Presidenza del Consiglio-Ministero per la famiglia (un unico logo), della Regione Veneto e del Comune di Verona. Quest’ultimo dei tre è l’unico ancora visibile. Non sono invece più rintracciabili né quello della Regione Veneto, né quello della Presidenza del Consiglio, che l’ha ritirato. Pare non ne sapesse proprio niente, l’ufficio di Presidenza, “nessuno ci ha chiesto il patrocinio”, ha fatto sapere, aggiungendo poi in una nota: «Si tratta di una iniziativa autonoma del Ministro della Famiglia Fontana».
Un altro episodio di strabismo governativo, perché se il vicepremier “stellato” Luigi Maio attacca il Congresso dicendo: «A Verona è una destra degli sfigati, se trattano così le donne…», l’altro vicepremier, il leghista Matteo Salvini, invece addirittura ci va, partecipa, come il ministro Lorenzo Fontana. Salvini è d’altronde in totale sintonia non solo con lo “spirito” del Wcf e con il “suo” ministro, ma anche con gli altri (tanti) partecipanti. La deputata dem Giuditta Pini, che aveva presentato un’interrogazione parlamentare sul patrocinio del governo (perché, ha detto, «un regolamento di Palazzo Chigi vieta espressamente il patrocinio di eventi a pagamento proprio come quello di Verona») li ha definiti «estremisti religiosi, anti-abortisti, anti-divorzisti, anti-femministi ed attivisti contro i diritti delle persone omosessuali».
All Out Action Fund ha creato una pagina web con un florilegio di affermazioni dei relatori al Wcf. Ne riportiamo solo qualcuna (per altre rimandiamo all’arciolo di Federico Tulli su Adista Segni Nuovi n. 8/19):
Željka Marki?, croata fondatrice e presidente di “Per conto della famiglia” (U ime obitelji): «Preferirei dare mio figlio all’orfanotrofio, piuttosto che in adozione a una coppia dello stesso sesso»;
Igor Dodon, presidente Moldavo: «Non ho mai promesso di essere il presidente degli omosessuali, avrebbero dovuto eleggere il loro presidente»;
Silvana De Mari, medico e scrittrice: «L’atto sessuale tra due persone dello stesso sesso è una forma di violenza fisica usata anche come pratica di iniziazione al satanismo»;
Arciprete Dmitri Smirnov, presidente della commissione patriarcale per la famiglia e la maternità e membro del Consiglio supremo della Chiesa ortodossa russa: «”Ci siamo separati da loro (con riferimento agli omosessuali) come dalla peste, perché è contagiosa».
Alfredo Mantovano, avvocato, vicepresidente Centro Studi Rosario Livatino: «Il costo umano della 194 corrisponde a non meno di 6 milioni di esseri umani soppressi ‘legalmente’ prima di nascere negli ultimi 40 anni. […] il contributo più pesante al depauperamento demografico dell’Italia è venuto proprio dalla legislazione abortista, affiancata dall’assenza di serie politiche pro life».