ROMA-ADISTA. Verrà discussa il 5 febbraio, nell’aula Giulio Cesare del Campidoglio, la “mozione Assisi”, che chiede una presa di posizione delle città italiane per fermare l’export di bombe made in Italy all’Arabia Saudita, che poi le usa per colpire la popolazione civile nello Yemen (v. Adista notizie nn. 40 e 43/15; 6, 7, 9, 31 e 36/16; 19, 30 e 34/17; 19, 29 e 41/18; 4/19).
Dopo il Comune di Assisi – da cui è partita l’iniziativa –, hanno già approvato analoghe mozioni Cagliari, Bologna e Verona. E domani sarà la volta del Comune di Roma, sempre che l’amministrazione capitolina a guida pentastellata – che a livello nazionale nulla hanno fatto per fermare le bombe che partono dalla Rwm di Domusnovas (Ca) in direzione Riad – decida di accogliere la proposta delle associazioni (Movimento dei Focolari Italia, Adista, Un Ponte per…, Arci, Libera, Gruppo Abele, Fondazione Finanza Etica, Istituto di ricerche internazionali Archivio Disarmo, Movimento Nonviolento Roma, Rete della Pace, Pax Christi, Commissione globalizzazione e ambiente della Federazione chiese evangeliche in Italia, Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Cipax – Centro Interconfessionale per la pace)
Che così si rivolgono ai consiglieri comunali della Capitale:
«In questi giorni arriverà alla vostra attenzione la proposta di discussione di una mozione ispirata a quella adottata, all’unanimità, dal consiglio comunale di Assisi per chiedere che “governo e parlamento italiano diano attuazione ai principi costituzionali e alle risoluzioni del parlamento europeo bloccando l’esportazione di armi e articoli correlati prodotti in Italia o che transitino per l’Italia, destinate all’Arabia Saudita e a tutti i Paesi coinvolti nel conflitto armato in Yemen”.
Il testo della mozione, approvata finora anche dalle assemblee consiliari di Cagliari, Bologna e Verona, chiede, inoltre, che vengano concordate “efficaci misure di politica economica e industriale per liberare il nostro Paese, a cominciare dal Sulcis Iglesiente, da ogni irragionevole conflitto tra la dignità del lavoro e il diritto alla vita per tutti”.
Dalla città di san Francesco giunge una richiesta ragionevole per un’azione politica condivisa in ragione della nostra umanità. Roma non è solo la Capitale del nostro Stato ma esprime, a livello planetario, l’inviolabile diritto all’esistenza di ogni città.
L’appello della società civile è arrivato ad Assisi fuori da ogni retorica, dopo l’ennesimo bombardamento effettuato, la scorsa estate, su bambini inermi. Non ci illudiamo che basti fermare le armi per interrompere la guerra, ma dobbiamo cominciare, a partire dalle nostre città, ad abbattere il muro dell’indifferenza che finisce per giustificare l’indicibile. Occorre ricostruire una coscienza di pace e vi chiediamo di non tirarvi indietro».