domenica, Dicembre 22, 2024

L’opzione preferenziale di Gesù per i poveri

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Tu m’hai messo in cuore più gioia di quella che essi provano quando il loro grano e il loro mosto abbondano
Salmo 4, 7

Ai ricchi in questo mondo ordina di non essere d’animo orgoglioso, di non riporre la loro speranza nell’incertezza delle ricchezze, ma in Dio, che ci fornisce abbondantemente di ogni cosa perché ne godiamo
I Timoteo 6, 17

La Bibbia non è in generale contraria alle ricchezze materiali, il soddisfacimento dei bisogni materiali appartiene alle cose che Dio sopraggiunge alle innumerevoli benedizioni di cui copre i suoi figli e figlie. Però, il credente è chiamato a vivere nella moderazione e con generosità.

Gesù invece ha effettivamente fatto una opzione preferenziale per i poveri. Nel suo ministero ha mostrato amore, compassione e cura in particolare per coloro che erano in fondo alla scala sociale: poveri, malati, emarginati e peccatori.

Il primo cristianesimo ha assegnato una importanza cruciale all’atteggiamento della persona che possiede molti beni materiali, perché questi ultimi possono mettersi di traverso sulla strada del porre la propria fiducia in Dio e possono essere un impedimento alla sequela di Gesù.

L’apostolo Paolo dà indicazioni pastorali al suo discepolo Timoteo di prendersi cura tanto dei ricchi quanto dei poveri. Il pastore deve però aiutare i ricchi di beni materiali a non cadere nell’amore per la ricchezza e ad usare la logica dell’arricchimento per accumulare le opere buone. Per ottenere questo, devono affidarsi a Colui che dona generosamente tutto ciò di cui hanno bisogno. Il desiderio di accumulare ricchezza è una «sollecitudine ansiosa», un’ansia di prudenza, una specie di brama insaziabile di previdenza che di fatto ossessivamente attira la nostra attenzione su noi stessi e cela la sfiducia nel Signore.

Molti testi biblici riguardanti le ricchezze si presentano perciò come una aperta sfida al nostro intero sistema economico e culturale, perché la tranquillità del domani non proviene dalla previdenza, ma dalla provvidenza.

 

Italo Benedetti, Riforma.it, 11 gennnaio 2019

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