“Grazie a Matteo Salvini e grazie alla Lega”: così ha reagito Renzo Bossi detto il Trota. Lui e il padre Umberto sono usciti dal processo di Milano sui fondi della Lega spesi per fini personali e non di partito: sentenza di “non doversi procedere”, per mancanza della querela da parte del Carroccio. L’ha pronunciata la Corte d’appello di Milano, che ha condannato soltanto Francesco Belsito, ex tesoriere della Lega, a 1 anno e 8 mesi.
I due Bossi e Belsito erano accusati di appropriazione indebita, per aver usato soldi pubblici per scopi personali: 2,4 milioni Belsito, 208 mila euro Umberto (per cure mediche, ristrutturazione della casa di Gemonio, multe, abbigliamento, gioielli…) e 145 mila il figlio Renzo (per multe, assicurazione auto, acquisto diuna “laurea”in Albania…).
In primo grado erano arrivate condanne a 2 anni e 6 mesi per Belsito, 2 anni e 3 mesi per Umberto, 1 anno e 6 mesi per Renzo. Ma nel 2017 una legge (Gentiloni-Orlando) voluta dal Pd ha reso l’appropriazione indebita perseguibile solo se chi è danneggiato presenta querela: in questo caso, la Lega, che invece con un accurato lavoro di chirurgia giuridica ha querelato soltanto Belsito e soltanto per i capi d’imputazione di cui doveva rispondere da solo, senza coinvolgimenti dei Bossi.
Risultato: prosciolti i Bossi, condannato Belsito, che ha reagito così: “Sono rimasto con il cerino in mano. Pago lo scotto di essere stato il tesoriere che ha eseguito gli ordini. Paga l’esecutore, ma non il mandante”.
AGGIUNGE il suo difensore, l’avvocato Silvio Romanelli: “Belsito, prima di andarsene, ha lasciato nelle casse della Lega la bellezza di 49 milioni di euro. Non era impegnato a sottrarre fondi, come vorrebbero i giudici, ma aveva fatto dei buoni investimenti”. È guarda caso la stessa cifra dei soldi pubblici che i giudici di Genova, in un altro processo (da cui Bossi, condannato in appello, si salverà comunque per la prescrizione in arrivo), hanno stabilito essere stata incassata dalla Lega in modo illegittimo.
Sono i soldi spariti sotto la gestione di Roberto Maroni prima e di Matteo Salvini poi, i 49 milioni di cui i magistrati chiedono la restituzione (a rate), dopo aver provato a rintracciarli in giro per il mondo. Resta la gratitudine del figlio di Bossi: “Da sette anni vengo a tutte le udienze, porto documenti che dimostrano che queste spese le ho pagate io e non è mai stato dimostrato che le abbia pagate la Lega. Siamo arrivati a oggi e va bene così”.