Intenso, coinvolgente, crudo… Sconfinate, terre di confine e storie di frontiera è tutto questo e molto altro. Un viaggio che, attraverso la narrazione di diversi autori, racconta un mondo fatto di confini e conflitti, di linee tracciate sulla sabbia, di popoli, di mille storie che fluiscono e si intrecciano: tutte diverse ma anche tutte così simili… Sarà forse per via del momento storico che stiamo attraversando; saranno gli scenari geopolitici che vanno costantemente modificandosi (risultando sempre più difficili da conoscere e da interpretare); sarà per la mia storia personale, perché sono nato e vivo in una terra di confine, l’Alto Adige, a cavallo tra due culture, due mondi, due modi di leggere la realtà e la storia… ma questo saggio mi ha veramente coinvolto, mi ha portato a riflettere e mi ha aperto orizzonti nuovi con tutta la loro tragica complessità.
Questo testo vuole essere, già nelle intenzioni dell’autore, non tanto “un’enciclopedia delle frontiere” ma “un libro sui confini” con tutto il loro portato di dolore, di morte, di oppressione… ma anche con tutta la loro “liquidità” come bene la delinea Musarò, nel suo parlare di “Muro Medi Terraneum”. Confini mobili, escludenti, ingiusti, divisivi, fortificati, che aumentano di numero costantemente e vanno a comporre un arazzo, quasi un tatuaggio sulla “pelle” di questo nostro mondo e dei popoli che lo abitano. Narrazioni che raccontano di conflitti, delle cause del terrorismo, di profughi e di nuovi “sultani”, della lotta per il controllo delle risorse naturali.
Un viaggio ideale che guida il lettore attraverso quattro continenti: dal Sahara all’Abcasia, dal Pakistan e dal Myanmar a Pyongyang, dal muro messicano alle nuove frontiere dell’Europa. E, lungo queste linee convenzionali quanto micidiali: guerre, conflitti irrisolti, muri, povertà, speranza e morte… Interi popoli sacrificati sugli altari di politiche economiche criminali e lotte di potere.
In quest’ottica il confine diventa un punto di osservazione privilegiato, un “non-luogo” tremendamente significativo, per analizzare processi politici ed economici ormai globali. Una sorta di specchio di fronte al quale noi occidentali fatichiamo a porci, non solo perchè parla anche di noi, ma perché ci costringe a fare i conti con le nostre responsabilità.
Un libro che ogni insegnante ed educatore dovrebbe aver letto ed avere in libreria, uno strumento utile per chiunque si interessi di scenari geopolitici e voglia orientarsi nel difficile mondo delle terre di confine.
Inoltre il volume è completato da un buon apparato di mappe, che aiutano il lettore ad immergersi in questi racconti, dandosi delle coordinate ben precise: luoghi, nomi, teatri di guerra.
Un’analisi accurata, che fugge dalle facili semplificazioni, e che ci spinge a pensare e a svolgere un’opera di decentramento; facendoci riflettere su come lo studio delle regioni periferiche, con i loro mutamenti e le loro evoluzioni, sia a volte più importante e significativo rispetto a quanto viene dai grandi centri direttivi della politica mondiale.
don Paolo Zambaldi, Mosaico di pace, dicembre 2018