L’Italia deve smettere di essere complice della catastrofe umanitaria che si sta consumando nello Yemen. Il nostro paesevende armiall’Arabia Saudita che dal 2015, in coalizione con gli Emirati Arabi Uniti, affianca il governo dello Yemen nella guerra contro i ribelli yemeniti houti, musulmani sciiti sostenuti dall’Iran.
La guerra non risparmia la popolazione civile. In questi anni, l’aviazione saudita ha colpito scuole, mercati, abitazioni, fabbriche, ospedali strade, porti e campi per la produzione di cibo. Nei bombardamenti indiscriminati sono utilizzate bombe made in Italy. Troviamo inconcepibile che si faccia finta di niente e si continui a far soldi esportando i nostri ordigni al regime saudita. È un comportamento ingiustificabile.
Da un punto di vista morale, perché l’Italia non si sta difendendo dagli attacchi di un nemico. E da un punto di vista legale, la legge 185 del 1990 ci impedisce di esportare armi a paesi in conflitto. Legge palesemente violata.
Intanto il bilancio delle vittime del conflitto è salito a 50mila, di cui oltre 10mila civili, e il numero degli sfollati è più di due milioni.
Con la vendita di armi, l’Italia si rende complice anche dell’azione di sabotaggio messa in campo da Riyadh per distruggere l’economia yemenita. L’Arabia Sauditaha imposto agli alleati un embargo parziale alle esportazioni verso lo Yemen e ha fatto tagliare gli stipendi ai dipendenti pubblici nelle aree controllate dagli houti, dove vive l’80% della popolazione.
Centinaia di migliaia di famiglie nel nord sono rimaste senza reddito. C’è il rischio – ammonisce l’Onu – di una imminente carestia su vasta scala: già oggi otto milioni di yemeniti sopravvivono grazie agli aiuti alimentari, ma il numero potrebbe quasi raddoppiare in breve tempo, toccando metà della popolazione. Ancora: 2 milioni di bambini soffrono di malnutrizione e il sistema sanitario è sull’orlo del collasso.
Non possiamo stare zitti di fronte a tutto ciò. Come cittadini e come missionari comboniani chiediamo al governo italiano l’immediata sospensione di fornitura di armi all’Arabia Saudita e a tutte le parti in conflitto dello Yemen. E chiediamo siano appoggiate le iniziative in corso per aprire un negoziato di pace.
Il nostro governo adotti la risoluzione del Parlamento europeo che l’ottobre scorso ha votato a favore di un embargo sulla vendita di armi all’Arabia Saudita (il maggior acquirente mondiale con 4,1 miliardi di dollari), agli Emirati Arabi Uniti e gli altri membri della coalizione militare guidata da Riyadh.
Spagna, Germania e Paesi Bassi hanno già interrotto la fornitura di armi all’Arabia Saudita. L’Italia ne segua l’esempio.