Per Lega, AfD, Front national, Ukip e tutti gli altri partiti nazionalisti la crisi ambientale è una bufala.
E così hanno boicottato battaglie cruciali.
Come l’accordo di Parigi, l’innalzamento della percentuale di rifiuti da riciclare, fino al pacchetto “energia pulita”
In Italia di clima si parla molto meno rispetto al resto dell’Europa. Tuttavia, la questione ambientale e climatica è viva e vegeta: lo testimonia il successo ottenuto dai Verdi nelle ultime tornate elettorali alle regionali in Germania, ma anche il buon risultato della formazione di Jesse Klaver alle politiche olandesi del 2017. Se non agiamo al più presto, avverte la comunità scientifica internazionale, la razza umana andrà a sbattere contro un vicolo cieco.
A supporto di questa tesi c’è l’ultimo report annuale dell’Ipcc, il panel di esperti dell’Onu che studia gli effetti e le cause del cambiamento climatico: se entro il 2030 non riduciamo drasticamente le emissioni in atmosfera, la temperatura del pianeta salirà ben oltre i 1,5-2 °C previsti dall’accordo di Parigi (v. Left del 26 ottobre 2018).
Ma per le destre sovraniste di tutto il mondo, in molti Paesi al potere, la crisi ambientale non è tra le priorità. Oppure è colpa degli «ambientalisti da salotto» come direbbero il ministro degli Interni italiano e i suoi seguaci. I cambiamenti climatici e il surriscaldamento globale in tutto ciò sono solo un dettaglio.
Il modello si trova al di là dell’Atlantico, e si chiama Donald Trump. E tra gli emuli europei non c’è solo il Carroccio: dalla tedesca AfD al francese Rassemblement national, dall’Ukip inglese agli Svedesi democratici, tutte le forze nazionaliste di destra, a vari livelli, guardano al successore di Obama con interesse.
Anche per quanto riguarda il negazionismo sui cambiamenti climatici. Il 4 ottobre del 2016 la plenaria di Strasburgo ratifica l’accordo di Parigi sul clima. Il consenso è enorme: la proposta passa con 610 voti a favore, 31 astensioni e 38 contrari. Gli unici voti italiani che si schierano contro sono quelli dei cinque deputati della Lega: Mara Bizzotto, Mario Borghezio, Angelo Ciocca, Lorenzo Fontana e Matteo Salvini.
Ad astenersi o opporsi è l’intero gruppo euroscettico di destra dell’Europa delle nazioni e della libertà (Enf), che comprende, oltre alla Lega, il Front national francese, il Partito della libertà austriaco (Fpo), il Partito per le libertà olandese (Pvv) e l’AfD tedesca. Contrari anche i deputati dell’Ukip inglese – membri del gruppo Europa della libertà e della democrazia diretta (Efdd). Tutte formazioni nazionaliste, di destra e xenofobe.
Per le quali a quanto pare il riscaldamento globale è solo una cosa di secondo piano. O peggio una bufala. Secondo una recente ricerca norvegese, dal titolo Cool dudes in Norway: climate change denial among conservative Norwegian men, vi sarebbero dei legami evidenti tra il nazionalismo xenofobo e il negazionismo climatico.
Secondo Martin Huttman, leader del team internazionale che ha curato lo studio, «molti dei partiti nazionalisti di destra in Europa ora negano che il cambiamento climatico sia una delle questioni più importanti. Questi partiti stanno diventando sempre più importanti, lo vediamo in Danimarca e Norvegia, in Gran Bretagna con l’Ukip e con il Front national in Francia, ma anche in Svezia, con i sospetti dei Democratici svedesi verso l’Smhi (Istituto meteorologico e idrologico svedese), con l’approvazione dell’Accordo di Parigi e delle leggi sul clima e nella valutazione del negazionista climatico Václav Klaus come un eroe che lotta per la libertà.
E il principale esempio è l’amministrazione Trump negli Stati Uniti».
È la destra. Ed è no global. Solo che per il movimento altermondialista dei primi anni 2000 la questione della giustizia climatica era centrale. «Pensare globale, agire locale» recitava uno dei principali motti delle piazze che infiammarono l’Europa e il mondo tra il 1999 e il 2003. Ma i vari sovranisti sparsi in giro per il pianeta di globale non ne vogliono sentire parlare.
E di conseguenza tutte le battaglie globali diventano questioni di secondo piano, di cui non curarsi. Battaglie da “radical chic” direbbero i pasionari del sovranismo italiano. E la lista dell’attivismo antiambientale di Lega e soci al Parlamento europeo è ancora lunga.
Lo scorso 18 aprile, a Strasburgo, si approva il nuovo pacchetto normativo sulla gestione dei rifiuti e l’economia circolare. A grande maggioranza – 580 sì, su 661 votanti – la plenaria approva il nuovo provvedimento, in base al quale almeno il 55% dei rifiuti urbani domestici e commerciali dovrà essere riciclato. L’obiettivo salirà al 60% nel 2030 e al 65% nel 2035. In questa occasione i deputati leghisti si astengono insieme agli omologhi francesi. Gli altri partiti euroscettici di destra votano convintamente contro. Tanto ci sono gli inceneritori, per rispolverare una polemica piuttosto recente tutta nostrana.
È il 24 ottobre, e il Parlamento europeo in modo schiacciante approva la messa al bando degli oggetti in plastica usa e getta in tutto il territorio dell’Ue entro il 2021. I favorevoli sono 571, gli astenuti 34, 53 i contrari. Nonostante stavolta buona parte dell’Enf voti a favore – come i deputati lepenisti – i leghisti disapprovano ancora una volta una misura
così utile.
Il 13 novembre, l’Eurocamera vota a larga maggioranza il pacchetto “energia pulita”, che prevede di creare una governance per un’Unione dell’energia e di stabilire target specifici sulla quantità di energia prodotta da fonti rinnovabili e l’efficienza energetica al 2030 – rispettivamente del 32% e 32,5%.
Su tutti e tre i provvedimenti i deputati della Lega votano ancora contro. Insieme alla maggioranza del gruppo Enf e agli inglesi dell’Ukip. A «smontare un po’ di balle sui cambiamenti climatici» ci ha pensato anche Vito Comencini, deputato veronese della Lega, che lo scorso 14 aprile ha organizzato nel comune scaligero una conferenza dal titolo “Climatismo, la nascita di una nuova ideologia?”.
Invitati d’onore: Mario Giaccio, autore di un libro sul tema, e Franco Battaglia, professore di Chimica ambientale, editorialista di Il Giornale. Secondo i professori intervenuti, all’uomo sarebbero riconducibili soltanto il 5 per cento delle cause che stanno alla base delle variazioni climatiche: «Ci stanno convincendo che basterà ridurre un poco le emissioni prodotte dalle attività umane per rallentare i cambiamenti climatici. L’ambientalismo ha di fatto sostituito il socialismo come religione laica, i crediti di carbonio sono le nuove indulgenze per pulirsi la coscienza».
E mentre si moltiplicano in tutto il mondo le voci critiche contro l’accordo di Parigi, da cui Trump ha dichiarato di voler
uscire e che è stato denunciato recentemente anche dal neo presidente brasiliano Jair Bolsonaro, la teoria del negazionismo, nata al di là dell’Atlantico, si diffonde e prende sempre più piede anche in Europa, in parallelo con l’affermazione delle forze sovraniste, di cui la Lega di governo è il segmento italiano. Che ha recentemente avviato anche un restyling cromatico oltre che politico.
E di verde, ora, non ha più nemmeno il simbolo.