venerdì, Novembre 22, 2024

Nuvole nere sulle megalopoli

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Il degrado della qualità dell’aria colpisce soprattutto i paesi più poveri, con un progressivo aumento delle morti legate a fattori ambientali negli ultimi anni. Tra le dieci metropoli più inquinate al mondo c’è Il Cairo, dove però il governo sta cominciando ad attuare politiche più ecologiche.

L’inquinamento atmosferico è la terza principale causa di morte nei paesi più poveri e il suo dilagare aggrava le condizioni di quelle popolazioni, già colpite da situazioni emergenziali. Lo conferma l’ultimo database dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sulla qualità dell’aria, secondo cui il 97% delle città nei paesi a basso e medio reddito con più di 100.000 abitanti non soddisfa le linee guida sulla qualità ambientale, mentre nei paesi ad alto reddito tale percentuale diminuisce al 49%.

Oggi in tutto il pianeta il degrado dell’aria uccide 7 milioni di persone l’anno, tra cui 600.000 bambini, quasi tutti in Asia e Africa.

Nel continente africano i decessi annuali dovuti all’inquinamento ambientale sono aumentati del 36% dal 1990 al 2013. Il dato è particolarmente reale in quei paesi che stanno conoscendo un rapido sviluppo come Egitto, Sudafrica, Etiopia e Nigeria. Rimane comunque difficile quantificare la portata del problema in assenza di adeguati sistemi di monitoraggio o semplicemente di un’informazione consapevole. Un esempio è il cherosene che viene ancora usato nelle case di tutto il continente per illuminare case e cucinare cibi.

Il Cairo soffoca

Secondo l’OMS, Il Cairo è al nono posto nell’elenco delle dieci metropoli più inquinate del mondo (l’unica in Africa). In questo caso tra i principali colpevoli non compaiono solo le ben note emissioni di auto ormai datate e gli scarichi industriali, ma anche cause legate all’agricoltura e alla pratica dei contadini di bruciare la paglia di riso al termine del raccolto.

La combustione della paglia di riso in autunno provoca l’emissione di fumi tossici che si accumulano in nuvole nere nel cielo che persistono nell’atmosfera per due o tre mesi. La nuvola nera causata da questi roghi apparve per la prima volta sul delta del Nilo e sul Cairo nel 1997 e rimase visibile ad occhio nudo fino a due anni dopo.

Solo nel 2013 il governo è corso ai ripari per tentare di frenare questo tipo di inquinamento, concedendo contributi ai commercianti che acquistano paglia di riso dai contadini che non hanno mezzi alternativi per smaltirla. Lo scorso anno il ministro egiziano per l’Ambiente, Khaled Fahmy, ha annunciato una diminuzione dei roghi del 13-15%, con la raccolta del 79% di tutta la paglia di riso dagli agricoltori dopo il raccolto del 2017.

La manovra ha dunque riscosso risultati positivi, ma la lotta per arginare ulteriormente le emissioni nocive deve fare i conti anche con il fiorente boom industriale del paese, dovuto all’allargamento del canale di Suez e il conseguente transito di migliaia di navi tra le coste egiziane.

Un ulteriore passo in questa direzione è stato il bando all’importazione di auto usate altamente inquinanti. Non solo l’Egitto, ma anche Marocco, Sudan e Sudafrica hanno intrapreso, di recente, questa decisione. Il Marocco, in particolare, ha realizzato negli ultimi dieci anni importanti investimenti nelle energie rinnovabili alternative. Alla fine dello scorso anno le energie sostenibili nel paese hanno garantito il 34% della produzione elettrica e le previsioni mirano al 52% entro il 2030.

Rischio urbanizzazione

La crisi ambientale è stata affrontata lo scorso mese in un summit sulle “opportunità di investimento immobiliare nell’Africa francofona” a Dakar. Ad aprire la conferenza è stato Victor Gorom Ndiaye, presidente di Performances Group – una società di consulenza e gestione per le imprese –, il quale ha lanciato un chiaro messaggio sulle future idee di urbanizzazione. Secondo lui l’inurbamento intenso e mal gestito conduce in un circolo vizioso di sovraffollamento, sotto-produttività e soprattutto povertà. Ha concluso che la soluzione per un ecosistema urbano di successo è la progettazione a lungo termine di piani di sviluppo innovativi e alternativi.

In quest’ottica, nel tentativo di alleggerire il sovraffollamento e la congestione del traffico a Dakar, già nel 2013 il governo approvò un progetto riguardante l’ampliamento della città di Diamnadio, a 30 km dalla capitale.

(Selene Crocetti, Nigrizia, 09 novembre 2018)

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