In Svizzera e in Ungheria due norme vietano di chiedere l’elemosina e di dormire all’aperto: i più poveri nel mirino con la scusa strumentale della sicurezza
Il 17 ottobre si è svolta la giornata mondiale per la lotta alla povertà. In attesa di vederla abolita come mirabilmente promesso, registriamo intanto alcune edificanti vicende che ci spiegano meglio di tanti discorsi quanta strada ci sia in realtà ancora da fare.
ll cantone del Vaud, nella Svizzera francofona, proibisce l’accattonaggio su tutto il suo territorio dal 1 ° novembre prossimo.
«Sono scioccato dal divieto di chiedere la carità. Per me è un problema etico porre la tranquillità dei passanti al di sopra del dolore della precarietà», dice la pastora riformata Diane Barraud, difensore civico per rifugiati e cappellana a Point d’appui, un’area che accoglie i migranti nel centro di Losanna.
Come riporta il sito internet Protestinfo partire da quella data, chiunque venga colto in flagrante può essere multato da 50 a 100 franchi. E il conto può raggiungere da 500 a 2000 franchi per chi spedisce a mendicare minori. Come incassare tali cifre da chi è in strada a mendicare rimane un mistero.
La volontà, dice Béatrice Métraux, capo del Dipartimento delle istituzioni e della sicurezza, è quella di colpire le «reti di mendicanti, mendicanti per mestiere, che spesso coinvolgono i minori in quella che è una vera e propria attività lucrativa».
«L’idea non è di sanzionare l’accattonaggio occasionale. Non punire la persona che chiede un paio di franchi per una zuppa o per trascorrere una notte al rifugio. Si tratta di fare la differenza con l’accattonaggio organizzato in rete di tipo mafioso» aggiunge Béatrice Métraux.
Un emendamento alla legge che rattrista profondamente Diane Barraud. «Al punto di raccolta e aiuto, accogliamo con favore le persone che chiedono cibo regolarmente, costretti dalla mancanza di un’alternativa. Li conosciamo bene. Chiedere la carità, farsi aiutare, è per il momento la loro unica fonte di reddito per sostenere le loro famiglie. Non sono quindi occasionali, ma non sono certo una rete organizzata di trafficanti. Vietare loro questa attività significa che vogliamo far sparire le persone in condizioni precarie dallo spazio pubblico, senza preoccuparci di aiutarle a risolvere il loro problema. È molto serio. Questo cambiamento nella legge peggiorerà ulteriormente la loro situazione, tagliandoli fuori dalle relazioni con quelle persone e quelle istituzioni che cercano di farli uscire dalla strada».
La legge prevede anche una campagna di comunicazione: «Alla polizia del cantone verrà chiesto di informare le persone interessate. Ci sarà sicuramente un periodo di prova, durante il quale verranno spiegate le nuove norme, prima che le multe inizino a cadere. Inoltre, al di là della dimensione repressiva, il Consiglio di Stato intende continuare a sostenere gli aiuti allo sviluppo nelle regioni di origine delle persone interessate», conclude Béatrice Métraux. Aiutiamoli a casa loro, tutto già visto.
La Svizzera è in buona compagnia, se proprio ieri l’altro il parlamento ungherese ha licenziato una legge, parte dell’ampio pacchetto di norme volto a impedire di fatto alle organizzazioni non governative di operare in Ungheria, che vieta di dormire all’aperto.
I senzatetto sopresi a dormire per le strade della magnifica Budapest verranno multati (vale il discorso svizzero sulla difficoltà di incamerare tali denari) e anche arrestati se recidivi, se sorpresi cioè di nuovo a dormire sotto le stelle, inguaribili romantici. Ciliegina sulla torta: la polizia è autorizzata a distruggere gli averi dei clochards, quelle montagne di cartoni e coperte che tanto disturbano gli occhi evidentemente.
Visto che in Ungheria ci sono 11 mila posti letto per i senzatetto, i quali da un censimento sommario sarebbero almeno 20 mila, sorgono inquietanti interrogativi sul dove e come queste persone potranno trovare rifugio.
In attesa di abolire la povertà è stata intanto abolita l’umanità.