domenica, Dicembre 22, 2024

Crisi climatica: vescovi di tutto il mondo chiedono una svolta

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

I leader di governo di tutto il mondo, in vista della Conferenza Onu sul clima (Cop24) che si terrà a dicembre in Polonia, a Katowice, devono impegnarsi a contrastare i devastanti effetti dei cambiamenti climatici e del riscaldamento globale con iniziative urgenti e ambiziose, al fine di raggiungere rapidamente gli obiettivi prefissati nell’Accordo di Parigi del 2015. «Queste misure devono essere adottate dalla comunità internazionale intera e a tutti i livelli: individuale, comunitario, locale e nazionale».

L’accorato appello (qui il testo integrale in inglese) è stato lanciato, dalla sede della Radio Vaticana, dai presidenti delle Conferenze episcopali regionali d’Europa, Africa, Asia, America Latina e Oceania (vescovi Usa unici non rappresentati): card. Angelo Bagnasco (presidente del CCEE-Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa e arcivescovo di Genova), card. Oswald Gracias (presidente della FABC-Federazione delle Conferenze dei vescovi asiatici e arcivescovo di Mumbai), mons. Peter Loy Chong (presidente della FCBCO-Federazione delle Conferenze episcopali dell’Oceania e arcivescovo di Suva), mons. Jean?Claude Hollerich (presidente del COMECE-Commissione delle Conferenze episcopali della Comunità Europea e arcivescovo di Lussemburgo), mons. Gabriel Mbilingi (presidente del SECAM-Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar e arcivescovo di Lubango) e card. Ruben Salazar Gomez (presidente del CELAM-Consiglio dell’episcopato latinoamericano e arcivescovo di Bogotà).

È un’ultima chiamata alla responsabilità quella dei rappresentanti della Chiesa cattolica mondiale, i quali invocano soluzioni di lungo periodo «contro l’uso e lo sfruttamento illimitato e pericoloso delle risorse della nostra Madre Terra» e per ribaltare «i nostri attuali modelli di sviluppo, sostenuti da istituzioni e sistemi finanziari che subordinano la vita, la comunità, la solidarietà e il benessere sulla Terra al profitto, alla ricchezza e alla crescita sfrenata».

Punto di riferimento imprescindibile dei firmatari resta la Laudato si’ di papa Francesco che, dal 24 maggio 2015, ha ispirato l’ambientalismo globale nell’ambito del mondo cattolico ma anche delle altre religioni e nel mondo laico. Dall’enciclica “verde”, i prelati estrapolano i pilastri della loro “chiamata”: urgenza, giustizia intergenerazionale, dignità e diritti umani, «in particolare dei più vulnerabili che devono essere sempre al centro dell’agenda climatica».

In particolare, l’appello ai leader politici mondiali in vista della Cop24 chiede: di mantenere il riscaldamento globale sotto l’1,5°C «per poter sopravvivere»; di promuovere e attuare stili di vita sostenibili al fine di ridurre consumi e impronta ecologica; più ascolto e tutela dei popoli indigeni, depositari di conoscenze e prassi conciliabili con l’ecosistema, i quali «offrono soluzioni preziose per la cura e la gestione sostenibile delle risorse naturali»; un netto cambio di paradigma economico e finanziario, visto il ruolo protagonista delle istituzioni finanziarie che sono «parte sia del problema sia della sua soluzione»; di incrementare drasticamente l’approvvigionamento energetico da fonti rinnovabili e «porre fine all’era dei combustibili fossili»; di convertire il settore agricolo per recuperare «la sua funzione fondamentale di fornire cibo sano e nutriente e renderlo disponibile e accessibile a tutti». Ad oggi, denunciano i prelati, il settore agricolo è controllato da «interessi di grandi imprese a spese degli agricoltori poveri e della salute delle persone».

Ribadendo in chiusura il desiderio del mondo cattolico globale di trasformare i principi della Laudato si’ e l’Accordo di Parigi del 2015 in prassi, i firmatari aggiungono: «Siamo fermamente convinti che questa conversione ecologica rappresenti anche una sfida spirituale. Incoraggiamo tutte le iniziative all’interno e all’esterno della Chiesa cattolica che già dimostrano che vivere in modo più sostenibile è possibile, realizzabile e più giusto. In definitiva, è questa la chiave per la sopravvivenza del genere umano».

(Giampaolo Petrucci, Adista 31.10.2018)
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