lunedì, Novembre 18, 2024

Aborto, avete dimenticato il mondo com’era?

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

“Non poteva mancare l’aborto in questo clima di caccia alle streghe. Da quando la legge 194 è entrata in vigore, se l’avessero applicata bene, l’aborto avrebbe potuto essere sconfitto. Invece medici obiettori scaricano su quelli non obiettori tutto il peso delle interruzioni di gravidanza e non c’è modo di applicare la legge in toto, cioè non si fa informazione sulla contraccezione e la prevenzione dell’aborto”.

“Ma che importa. Tanto sono sempre le donne a pagare sul loro corpo e le loro vite queste scelte, per tutte drammatiche. In un paese della Basilicata, Avigliano (Potenza), 10mila anime, a metà degli Anni ‘70 con un gruppo di donne abbiamo aperto il primo consultorio di Basilicata, poi assorbito in toto dalla ASL, con l’aiuto di professionisti volontari. Ogni giovedì 110/130 donne… mamme, mogli, giovani… venivano agli incontri informativi che organizzavano con il ginecologo, il pediatra etc. Io all’epoca ero agli inizi della mia carriera di insegnante e le mamme di molti miei allievi si fidavano e venivano al Consultorio. Emergevano storie drammatiche che ci lasciavano esterrefatte”.

“Ricordo una donna di 30 anni con 4 o 5 figli e altrettanti aborti praticati dalla mammana del paese. Per chi non lo sapesse la mammana usava un ferro da calza che faceva roteare nell’utero della donna per procurare il distacco della placenta e l’aborto. Se ‘andava bene’ la donna abortiva, altrimenti si poteva perforare l’utero e rischiava di morire dissanguata. Molte donne si preparavano da sole un decotto di prezzemolo, una pentola con 4/5 litri di acqua e tantissimo prezzemolo, che bolliva fino a ridursi a una tazza da tè….un concentrato di veleno che se ‘andava bene’ provocava l’aborto, il più delle volte faceva morire le donne avvelenate”.

“Alcune donne contadine mi raccontavano che non volevano ‘andare contro la volontà di Dio’. E allora andavano a lavare al fiume d’inverno con la neve, magari a piedi scalzi e a mani nude, rischiando il congelamento oppure andavano a zappare facendo chilometri e chilometri di strada a piedi fino allo sfinimento. Se gli ‘andava bene’ abortivano, il più delle volte rischiavano di rimanerci secche e comunque compromettevano la loro salute”.

“L’ostetrica una volta, sconvolta, ci raccontò che aveva visitato una donna che aveva l’interno delle gambe nero di lividi, era evidente che la donna era violentata dal marito sistematicamente. Molti dei mariti, uomini abbrutiti dalla fatica e dalla miseria, affogavano nel vino le loro frustrazioni a fine giornata e dopo le mogli dovevano sottostare, pena botte, ai loro istinti più brutali. Il consultorio per queste donne, sole nei loro problemi e angosce, divenne un luogo di speranza e riscatto, anche se non era facile cambiare le cose. Tante scoprirono la contraccezione. La donna di 30 anni mise la spirale. Era felice, voleva baciarci le mani”.

“La legge 194 è nata da queste realtà, da queste sofferenze e patimenti delle donne. Bisogna saper distinguere tra valori individuali che ognuno ha diritto di difendere e le leggi dello Stato che tutelano i diritti di tutti. Le battaglie contro l’aborto non si fanno con le ideologie ma con la prevenzione”.

Lucia Corbo, Roma, http://invececoncita.blogautore.repubblica.it/articoli/2018/11/13/aborto-avete-dimenticato-il-mondo-comera/
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