Chiamati dal Concilio Vaticano II alla Speranza di una Chiesa diversa, cristiani raccolti in Gruppi e Comunità si sono assunti la responsabilità di farsi Popolo di Dio in cammino maturando all’interno del “dissenso cattolico”, nato nel Sessantotto, un “dissenso ecclesiale”.
Molti di loro si sono autoconvocati in Comunità cristiane di base pienamente autonome e radicate nel loro territorio. Alcune di esse si sono ritrovate a convegno nel 1971 a Roma impegnandosi a confrontare le loro esperienze per un arricchimento reciproco nella comune ricerca di costruzione di una chiesa dal basso.
Una Chiesa povera fra i poveri che si riappropria della lettura della Bibbia, dell’autentico senso dei segni ridotti spesso a vuoti rituali, della solidarietà che nasce dall’amore e diventa impegno politico per il bene di tutti.
Una Chiesa che non stipula concordati con i potenti, ma condivide la dura fatica del vivere quotidiano con le donne e gli uomini di tutto il mondo impegnate/i a costruire il loro futuro di convivenza pacifica.
(…) il percorso comune che le Comunità cristiane di base portano avanti da ormai quarant’anni: non chiesa parallela ma movimento, che continua a coltivare la speranza di una “chiesa altra” per un “altro mondo possibile”.
(Mario Campli, Marcello Vigli, Coltivare Speranza – Una chiesa altra per un altro mondo possibile, Edizioni Tracce, 2009)