Gli Schrock hanno fatto causa al dipartimento di polizia di Ontario e all’azienda che produce la pistola elettrica, Taser International, sostenendo che l’arma fosse intrinsecamente pericolosa e accusando il dipartimento di non aver adeguatamente formato gli agenti sui rischi legati all’uso del taser su persone affette da disturbi mentali. L’amministrazione comunale ha accettato di pagare 500mila dollari. Il caso contro Taser è stato chiuso a giugno del 2017: le due parti non hanno voluto rivelare se sia stato pagato un risarcimento.
Più di mille morti
In tutti gli Stati Uniti migliaia di corpi di polizia hanno adottato il taser. E i casi simili a quello di Schrock sono sempre più frequenti: un colpo di taser, una morte accidentale, una richiesta di risarcimento. Ma dietro a ogni caso si nasconde una realtà più complessa ed è nato un dibattito sull’uso di queste armi.
Più di cento incidenti mortali sono cominciati con una richiesta d’aiuto al 911 durante un’emergenza medica. In molti casi non è possibile stabilire con precisione quale sia stato il ruolo del taser. Ma ci sono oltre quattrocento eventi dei quali la documentazione presentata in tribunale fornisce un resoconto abbastanza dettagliato. In un quarto di questi casi i poliziotti hanno usato solo il taser. Negli altri casi sono state impiegate altre forme di coercizione.
Sullo sfondo di questa incertezza generale, Taser International ripete da anni che le sue armi non sono quasi mai la causa di morte. L’azienda sostiene che le vittime delle pistole elettriche siano state 24: 18 persone sono morte per traumi alla testa o al collo nella caduta successiva al colpo e sei per le fiamme innescate dall’arco elettrico dell’arma. Secondo l’azienda, nessuno è mai morto per l’effetto diretto della potente scarica elettrica sul cuore o su altre parti del corpo.
Alcuni documenti ufficiali, però, raccontano una storia diversa.
Reuters ha potuto consultare le autopsie di 712 delle 1.005 vittime censite. In 153 casi, oltre un quinto, il taser è indicato come causa o come fattore che ha contribuito alla morte. Le altre autopsie citano una combinazione di problemi di salute, in particolare di cuore, di abuso di droghe e traumi di vario genere.
Taser International ha raggiunto un’enorme popolarità grazie una strategia di marketing ben precisa: convincere i dipartimenti di polizia che, invece di ricorrere ad armi letali o a scontri fisici potenzialmente pericolosi, gli agenti avrebbero potuto neutralizzare soggetti ostili paralizzandoli con la pistola elettrica.
All’inizio degli anni duemila, quando i taser hanno cominciato a diventare popolari tra le forze di polizia, l’azienda presentava le pistole elettriche come uno strumento efficace e relativamente sicuro per controllare le persone che soffrivano di disturbi mentali o erano sotto l’effetto di droghe o alcol. Nel 2004 Taser International sosteneva che la pistola elettrica “stava diventando rapidamente lo strumento più adatto” a gestire “persone emotivamente disturbate”.
Con il passare degli anni l’azienda ha adottato un atteggiamento più prudente. Nel materiale fornito ai dipartimenti di polizia nel 2013, si consigliava di non colpire “persone ritenute con disturbi mentali”. Nelle raccomandazioni ufficiali per le forze dell’ordine non si citavano casi del genere, ma si sconsigliava l’uso su persone in stato di “agitazione estrema” e dal “comportamento bizzarro”.
I dipartimenti di polizia e i loro avvocati hanno sottolineato che per un agente può risultare impossibile stabilire se un soggetto risponde a questi criteri. Valutare rapidamente lo stato mentale di un individuo “è una delle cose più difficili che un poliziotto possa dover fare”, spiega Eric Carlson, istruttore e consulente del dipartimento di polizia metropolitano di Las Vegas.
Lo studio della Stanford University ha dimostrato che i taser non dovrebbero essere usati su gran parte della popolazione e che l’arma è sicura “solo se usata su individui in salute che non sono sotto l’effetto di droga e alcol, non sono in stato di gravidanza e non soffrono di disturbi mentali, a patto che il soggetto riceva una scossa standard della durata di cinque secondi su una delle aree del corpo approvate”.
Limitare l’uso
McAdam Lee Mason sembrava disorientato quand’è uscito barcollando dalla casa in Vermont che condivideva con Theresa Davidonis e i suoi figli. Era il tipico comportamento di Mason quando si stava riprendendo da una crisi convulsiva. Gli agenti della polizia di stato che avevano circondato la casa quel pomeriggio del giugno del 2012 hanno avuto una percezione diversa.
Mason, 39 anni, era un artista che soffriva di crisi convulsive e disturbi mentali dopo aver riportato danni al cervello in un incidente ai tempi del liceo. Gli agenti erano già stati a casa sua poche ore prima, perché Mason aveva chiamato un centro di sostegno dicendo di aver avuto una crisi, di essere infuriato e di voler uccidere se stesso o qualcun altro. Davidonis aveva mandati via i poliziotti, spiegando che Mason era spesso irrazionale e incoerente dopo le crisi. Non era una minaccia e non era armato.
Qualche ora dopo, gli agenti sono tornati per un controllo. Davidonis era uscita e nessuno aveva risposto al campanello. Mentre gli agenti si posizionavano nella proprietà sospettando che Mason si fosse nascosto nel bosco circostante, Davidonis era rientrata. L’agente David Shaffer si era nascosto dietro un albero accanto alla casa, con un fucile d’assalto. Ha visto Mason nel giardino e gli è sembrato in uno stato confusionale, come ha dichiarato in seguito agli inquirenti.
Mason ha avuto un arresto cardiaco. Il medico che ha esaminato la salma ha attribuito la morte al taser. La madre di Mason, Rhonda Taylor, porta con sé le ceneri del figlio in una piccola scatola di legno. “Quando un poliziotto uccide qualcuno in questo modo, qualcuno malato di mente, uccide anche la madre”.
Taylor ha lavorato con l’American civil liberties union per chiedere al governo locale di limitare l’uso del taser. Nel 2014 il Vermont ha approvato una legge che restringe l’utilizzo del taser e stabilisce nuovi standard per la formazione degli agenti. Il taser può essere impiegato solo su persone che presentano un “comportamento chiaramente aggressivo”.
“Non possono usare il taser solo perché non hanno voglia di parlare con una persona”, spiega Taylor in lacrime.
Meglio parlare
Questo tipo di incidenti ha spinto molte questure a introdurre il Crisis intervention training (addestramento per gli interventi durante le crisi, Cit), che si basa su strategie per ridurre la tensione, anziché sull’uso della forza.
Secondo l’ufficio per l’assistenza giudiziaria del dipartimento di giustizia, dieci anni fa circa quattrocento questure fornivano un addestramento del genere. Oggi l’Associazione degli psichiatri americani sostiene che il numero sia salito a tremila. È pur sempre una piccola parte rispetto ai circa 18mila sezioni di polizia locale, statale e federale degli Stati Uniti. Nel 2016 l’associazione internazionale dei comandanti di polizia ha invitato tutte le forze dell’ordine a fissare un obiettivo comune: formare al Cit almeno il 20 per cento degli agenti.
Il dipartimento di polizia di Phoenix ha avviato il programma Cit nel 2000. Dal 2015, tutti gli agenti devono seguire un corso di otto ore sulla gestione di persone con disturbi mentali. L’uso del taser si è ridotto drasticamente: da 330 casi nel 2015 a 158 nel 2016.
È impossibile stabilire fino a che punto il calo sia dovuto all’addestramento, spiega il sergente Vince Lewis. In ogni caso, a Phoenix, oggi le pistole elettriche sono considerate più che altro un mezzo da usare in casi estremi. “Gli strumenti migliori che abbiamo quando affrontiamo una persona mentalmente disturbata sono il tempo e le parole”, osserva Lewis.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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