venerdì, Novembre 29, 2024

La lettera di Viganò e il golpe contro il papa

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).
L’allora nunzio apostolico negli Usa Carlo Maria Viganò premia il cardinale McCarrick (2 maggio 2012), fonte: Vatican Insider, 31/08/2018
La testimonianza dell’arcivescovo Viganò sta alla crisi degli abusi sessuali del clero come Oliver Stone all’assassinio del presidente John Kennedy: abbiamo un trafficante di teorie cospirazioniste che mescola fatti, finzione e veleno per produrre qualcosa di esplosivo ma anche sospetto. 
Quando si finisce di leggerla, come per il film di Stone “JFK”, si può solo concludere che il prodotto ci dice di più sull’autore che sul tema. Viganò ha certo ragione sul fatto che il card. Sodano, a lungo segretario di Stato sotto Giovanni Paolo II, fosse un protettore del vecchio cardinale caduto in disgrazia, McCarrick. Anche Stone riconobbe che l’assassinio avvenne a Dallas. Ma perché Viganò non cita il ruolo chiave svolto dal card. Dsiwisz nel proteggere McCarrick?

Viganò afferma che papa Francesco ha revocato le sanzioni contro McCarrick imposte da papa Benedetto. E il titolo dell’articolo di Edward Pentin che ha dato la notizia di questa testimonianza recita «L’ex nunzio accusa papa Francesco di non avere agito sull’abuso di McCarrick»

Ma Francesco ha agito. È lui che ha rimosso McCarrick dal ministero a giugno. Il punto centrale di questa testimonianza è che Benedetto avrebbe emesso sanzioni contro McCarrick: «Il cardinale doveva lasciare il seminario in cui viveva, gli veniva proibito di celebrare in pubblico, di partecipare a pubbliche riunioni, di dare conferenze, di viaggiare, con obbligo di dedicarsi a una vita di preghiera e di penitenza», scrive Viganò. Durante il papato di Benedetto, però, ho visto con i miei occhi McCarrick celebrare messa in pubblico, partecipare a riunioni, viaggi, ecc. Di più: lo ha visto anche papa Benedetto! Se ha imposto queste sanzioni, certamente non le ha applicate. Ha continuato a ricevere McCarrick con il resto della Papal Foundation, ha continuato a permettergli di celebrare messa in Vaticano, anche concelebrando con lui in eventi come i concistori. Ma, come dice Viganò, è tutta colpa di papa Francesco.

Viganò è più che un po’ ossessionato dall’omosessualità e cita prelati che accusa di appoggiare i tentativi di «sovvertire la dottrina cattolica sull’omosessualità». Il regista Stone era ossessionato dalla collinetta erbosa.
Ripensando ai miei giorni in seminario, se uno dei seminaristi avesse dato prova di questo tipo di ossessione, facendo affermazioni selvagge sull’omosessualità, le sue cause e i suoi effetti, ignorando i dati scientifici e psicologici più recenti, noialtri ci saremmo guardati e qualcuno avrebbe detto: «Vorrei dare un’occhiata al suo carnet da ballo». Qualcosa di simile sta andando in scena questa estate. I vescovi e gli arcivescovi parlano di omosessuali con tale odio, che ti chiedi come un ministro del Vangelo possa parlare così male di altri esseri umani ma poi capisci: non stanno parlando di altri. E devi chiederti se quello che hai sotto gli occhi è l’espressione dell’odio di sé.

Purtroppo, il tessuto di disinformazione di Viganò lascerà il segno. Nel mezzo di una frenesia di informazione, nessuno si ferma per fare domande basilari e persino i giornalisti possono dimenticarsi di svolgere compiti basilari come chiedere conferme o guardare alle domande che un testo come quello di Viganò pone. Ecco alcune delle mie domande:

Viganò dice che deve alleggerire la sua coscienza ora. Perché ora? Se si sentiva turbato dalla sporcizia che sostiene esserci stata, perché non ha detto nulla pubblicamente o non ha parlato almeno alla Conferenza episcopale? Alcuni anni fa, in una riunione della Conferenza episcopale, mi trovavo a chiacchierare con un monsignore della nunziatura. Stava aspettando Viganò che era a una seduta esecutiva dell’assemblea episcopale. Perché non ha detto niente allora?

Se, come sostiene, McCarrick ha avuto una così grande influenza su Francesco, come spiega la zuffa tra McCarrick e i vescovi argentini su p. Carlos Buela e l’Istituto del Verbo incarnato? Quando i vescovi argentini, sotto la guida dell’allora cardinale Bergoglio, rifiutarono di ordinare i seminaristi del Verbo incarnato, McCarrick intervenne per farlo. McCarrick non aveva nulla a che fare con la scelta del vescovo Cupich come arcivescovo di Chicago, né con l’arcivescovo Joseph Tobin che andava a Newark. È vero che queste importanti sedi sono state occupate senza il consenso o il contributo del nunzio, il che dice solo che Francesco ha riconosciuto quanto fosse malato ben prima di noi. Il mio cane Ambrose ha più influenza su papa Francesco di quanta non ne abbia McCarrick.

Viganò per la sua cospirazione arriva anche a reclutare il defunto p. Bob Drinan e i firmatari della dichiarazione Land O’ Lakes del 1967 sull’istruzione superiore cattolica. Ma davvero? Mi viene in mente una vecchia battuta di Joan Rivers (attrice comica statunitense, ndt) sul fatto che un UFO non è mai atterrato ad Harvard o a Yale o a Stanford. Sono sempre tre bifolchi che scolano birra in un pick-up: «L’ho visto! Eccolo!». Church Militant, la Cardinal Newman Society, LifeSiteNews, questi sono gli ubriaconi della Chiesa ed è chiaro da tempo che Viganò vede le cose come questi personaggi. Ricordate come ha cercato di rovinare un altro viaggio papale? È stato lui che nel 2015 ha portato Kim Davis, l’impiegata alla contea del Kentucky, che aveva rifiutato di rilasciare licenze di matrimonio a coppie omosessuali, a incontrare Francesco e presentarla falsamente come una sostenitrice della libertà religiosa. In realtà, Davis fu mandata in prigione perché aveva cercato di imporre le sue opinioni religiose agli altri. E, come ha sottolineato il mio collega Joshua McElwee, sappiamo quanto a Viganò importi delle vittime degli abusi sessuali del clero. Nel Minnesota, Viganò incoraggiò il vescovo ausiliare Lee Piche a distruggere i documenti relativi alle indagini sull’arcivescovo John Nienstedt.

Viganò è un ex dipendente frustrato. Queste persone sono sempre un po’ arrabbiate. Sono anche spesso un po’ inaffidabili. È un pazzoide. Ma non fraintendetemi: questo è un attacco coordinato a papa Francesco. 
È in atto un colpo di Stato e se i vescovi statunitensi, come organismo, non difendono il Santo Padre in breve tempo, scivoleremo verso lo scisma molto prima dei vescovi che si incontreranno a novembre. 
I nemici di Francesco hanno dichiarato guerra.  
(Michael Sean Winters, Adista Documenti n° 30 del 08/09/2018)

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