Vengono spesso rappresentati come due pericolosi eversori degli equilibri europei, dei politici fascisti o quantomeno “populisti” e parafascisti, come sostenuto dai manifestanti riuniti a San Babila. Ma se Matteo Salvini e Viktor Orban – paladini della tanto discussa “internazionale populista” che va da Trump fino a Putin, passando per il gruppo di Visegrad e da poco anche dall’Italia – riunitisi in un incontro lampo ieri a Milano fossero tutt’altro? E se dietro i panni del pericoloso lupo nazional-populista, che ostentano ad ogni buona occasione e gli ha guadagnato tanto consenso, si nascondessero in realtà due pecorelle con la missione in incognito di salvare le élite della destra europea da se stesse?
Salvini e Orban si sono guadagnati una fama come irriducibili anti-sistema con la loro insistenza quasi ossessiva sul tema anti-migrazione, specie a partire dalla crisi dei rifugiati del 2015, e per le loro critiche feroci alla burocrazia di Bruxelles, accusata di intromettersi in questioni nazionali. Ma in realtà, dietro questa reputazione ribelle, costruita ad arte e alimentata dall’isteria della stampa liberal, si nascondono due politici legati a doppio filo con il sistema di potere europeo che dicono di volere abbattere.
Spesso ci si dimentica che Fidesz, il partito di Orban, aderisce al Partito Popolare Europeo, quello di Andreotti, di Kohl e della Merkel, primo responsabile di tutte le politiche più “austere” della Ue! E c’è chi ha fatto finta di non sapere che la Lega sia stata alleata per oltre 20 anni di Forza Italia, principale membro italiano del Ppe e che abbia sostenuto tutte le misure neoliberiste volute da Ppe; anche l’odiatissimo pareggio di bilancio in Costituzione! Se questi sono i populisti rivoluzionari…
L’incontro tra Salvini e Orban si inserisce nei grandi giochi di riallineamento delle alleanze politiche a livello continentale, in vista delle elezioni europee dell’anno prossimo.
Si vocifera che Orban voglia arruolare la Lega al Ppe, come parte di una Opa della nuova destra xenofoba sul Partito Popolare Europeo. Del resto, di fronte al crollo di Forza Italia, il Partito Popolare Europeo ha bisogno di qualcuno in Italia per riempire il vuoto. La Lega di Salvini è il candidato perfetto per sostituirlo vista la vicinanza sul fronte economico, quello veramente non-negoziabile.
Un’eventuale entrata di Salvini incontrerebbe sicuramente opposizione dentro il Ppe, specie da parte della fazione più europeista capeggiata da Juncker. Ma sarebbe difficile trovare ragioni serie per bloccarne l’entrata, visto che oltre a Orban, dentro il Ppe siedono già tanti altri famigerati populisti di destra, come il premier austriaco Sebastian Kurz, del Partito Popolare d’Austria, grande amico di Salvini e noto per le sue posizioni anti-migranti, e Horst Seehofer, leader dei cristiano-sociali bavaresi e ministro degli Interni tedesco, che ha costretto la Merkel ad accettare la linea dura sui richiedenti asilo. Inoltre, la Merkel potrebbe venire presto sostituita da un leader più anti-migrazione, per fare diga contro l’avanzata dei populisti di Alternative für Deutschland.
Insomma, lungi dal voler far saltare in aria la Ue e le sue politiche impopolari, specie sul fronte economico, i populisti di destra sembrano più intenzionati a fare da ruota di scorta per l’establishment europeo, e a un Ppe, che da popolare a ispirazione sociale diventerebbe populista di destra. Questa virata anti-migrazione, permetterebbe ai popolari di assorbire competitor, e neutralizzare gruppi con l’AfD, senza cambiamenti sostanziali sul fronte della politica economica.
Del resto ciò che unisce Orban e Salvini oltre alla linea dura sull’immigrazione, è una strategia economica in cui un limitato recupero di sovranità nazionale sull’economia è accompagnato da politiche a favore dei più ricchi di stampo neoliberista. Entrambi sono grandi sostenitori della Flat Tax, misura che Orban ha già introdotto in Ungheria e che Salvini spera di introdurre presto in Italia, Tria permettendo. Si tratta di un sistema di tassazione non progressivo adatto solo ai paesi in cui si vogliano intenzionalmente aumentare la diseguaglianza, tanto che sino ad oggi è stato introdotto solo in paesi post-sovietici, con il fine di creare una borghesia laddove non esisteva. Tutto ciò proprio in una fase storica in cui la diseguaglianza economica è alle stelle.
Quindi sarebbe forse meglio smettere di descrivere Orban e Salvini come pericolosi eversori para-fascisti, e vederli per quello che sono veramente: la giacchetta di salvataggio per un establishment di destra che spera di salvarsi, adottando una posizione più intransigente sul fronte immigrazione, sul modello della policy No Way del governo australiano, ma senza abbandonare la politica di austerità e il favoritismo verso ricchi e multinazionali. Insomma, cambiare tutto sulle politiche migratorie, per cambiare poco o niente sulla politica economica. Ma se lo schieramento opposto ai popolar/populisti di Salvini e Orban sarà quello ugualmente neoliberista ma “europeista” capitanato da Macron sappiamo già perfettamente chi vincerà.
(Paolo Gerbaudo, Il Fatto Quotidiano, 29 agosto 2018)