C’è un no al crocifisso negli uffici pubblici: è quello di religiosi, teologi, preti e cardinali che rifiutano l’idea di un Cristo al servizio di una nazione, di un’etnia, di una razza o di leader politici spregiudicati pronti a impastare fede e ideologia a proprio piacimento con un occhio agli umori sociali del momento. Matteo Salvini e la Lega si sono finora distinti nel tentativo di appropriarsi dei simboli cristiani per piegarli ai propri scopi. Sarà pure – come si dice – “un’arma di distrazione di massa” per evitare che l’opinione pubblica si occupi delle crescenti contraddizioni in campo economico del governo, ma il tema in ogni caso esiste e ha radici profonde.
Problema analogo era sorto in Germania nei mesi scorsi quando il governo a guida Csu della Baviera (il braccio destro dell’alleanza di Angela Merkel), aveva deciso che era venuto il momento di appendere un crocifisso in ogni edificio pubblico. A rispondere, in più occasioni, è stato il cardinale Reinhard Marx, capo dell’episcopato tedesco e arcivescovo di Monaco. Se la croce viene vista come “un simbolo culturale non la si capisce, la croce è un segno di protesta contro la violenza, l’ingiustizia, il peccato e la morte, ma non un segno contro altre persone”, aveva detto nell’aprile scorso il porporato – che è anche uno dei consiglieri di papa Francesco – alla Süddeutsche Zeitung. Del resto Marx ha ripetutamente affermato, e di nuovo lo ha fatto nei giorni scorsi, che essere nazionalisti e cristiani è una contraddizione in termini.
Sul piano globale, al centro vengono messi gli “scartati”, i poveri, le periferie, vero cuore pulsante del mondo, l’opzione preferenziale per l’occidente – per così dire – viene messa in discussione. In tal modo la cattolicità, vale a dire l’universalità cristiana, diventa antidoto al nazionalismo xenofobo, poiché a differenza della globalizzazione imposta dai mercati pone al centro la persona e i popoli, migranti e poveri compresi però.
Sul fronte americano la vicenda si articola un po’ diversamente. La destra repubblicana, fin dai tempi di George W. Bush e dello scontro di civiltà, delle nuove crociate, ha provato a unire cattolicesimo conservatore e correnti pentecostali integraliste. Il primo però è entrato ora in rotta di collisone con il pontificato bergogliano, il secondo ha trovato nuova linfa con l’estremismo di Donald Trump che ne sostiene il messaggio.
(Francesco Peloso, Internazionale, 01 agosto 2018)