mercoledì, Dicembre 25, 2024

Lettera di solidarietà a don Massimo Biancalani

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Carissimo don Massimo,

 

 

in questi ultimi mesi ho seguito le tue vicende di coraggioso testimone del Vangelo in tempi difficili come i nostri, e voglio esprimerti innanzitutto la mia solidarietà e la mia vicinanza: sia come confratello nel ministero, ma prima ancora come cristiano e come uomo (appartenente a questa nostra variopinta umanità in ricerca).

 

Nel Vangelo di Matteo si legge: “(…) Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. (Mt 25, 34-36)

 

Questa bellissima e rivoluzionaria pagina delle Scritture dovrebbe essere sempre il faro che guida il nostro agire come cristiani perché su questo verremo giudicati e non sulla partecipazione a riti o sulle devozioni… Anzi questi pochi versetti dovrebbero essere appesi sui portali di tutte le chiese cattoliche, luterane, ortodosse e di chiunque si riunisca in comunità mettendo la Parola di Dio al centro.

 

Tu come sacerdote stai dando alla tua comunità, e a tanti cristiani in Italia, una testimonianza forte e coraggiosa.

 

I tempi che stiamo vivendo nella loro tragicità hanno bisogno di profeti e di gesti profetici.

 

Mala tempora currunt ci rammenta Marco Tullio Cicerone e forse alcune analogie, a livello politico e sociale tra i suoi tempi e i nostri ci sono (sempre non forzando la storia).

 

Non una, ma tante repubbliche democratiche sono ormai entrate in crisi: faticano a gestire fenomeni più grandi di loro ma di cui loro stesse sono la causa. Disastro ecologico, sfruttamento indiscriminato delle risorse, una forbice tra ricchezza e povertà che diventa sempre di più ampia, un’economia miope e dominata dal mito del profitto… In questo scenario popoli vecchi e impauriti si rivolgono al console o al tribuno di turno, a un uomo forte, a qualcuno che faccia diventare tutto… semplice!

 

Ecco la parola magica! Ecco la base dei populismi. I vari Trump, Putin, Orban, Kurz, Le Pen offrono soluzioni semplici e la politica si riduce a slogan… E per vincere serve un nemico esterno: l’Europa, i migranti, le chiese, le ONG, i radicalchic, la sinistra, gli omosessuali, i rom… chiunque si opponga, chiunque osi dire qualcosa, viene aggredito. E la l’ondata nera avanza con la sua arroganza disarmante.

 

Tutto deve essere ridotto ad un rabbioso e rancoroso tifo da stadio… Infatti si assumono le parole (Salvini è chiamato non a caso da molti fedelissimi “il Capitano”) proprie dell’ambiente calcistico più estremo, una bella valvola di sfogo per occidentali frustrati che cercano qualcuno “altro” a cui dare la colpa di fallimenti, crisi e insuccessi (tanto collettivi quanto personali).

 

Pane e giochi… e oggi qualcuno da odiare!

 

Perfino a Bolzano, nella mia città, ci sono “profeti di sventura” che eccitano gli animi urlando ad un degrado del tutto marginale, ad un incredibile aumento della criminalità (basti consultare le statistiche Astat della Provincia per rendersi conto che è falso!), che paragonano la città ad un teatro di guerra!

 

Ma forse la colpa è anche in noi stessi, in chi è diverso ma che ha rinunciato ad agire, a lottare, ad impegnarsi e forse ad indignarsi. La parte migliore di questa nostra Italia e di tutto l’occidente è ferma, quasi sotto choc ed impotente. Per troppi anni non si è stati capaci di creare un’alternativa politica e di modelli sociali differenti. Anche nel nostro paese i partiti che oggi sono all’opposizione non hanno saputo fare discorsi diversi, radicalmente alternativi. Quello che si è fatto è stato riproporre i modelli della destra più becera cercando di mitigarli, in realtà legittimandoli, facendoli sembrare meno orrendi.

 

E la Chiesa? E noi? E le nostre comunità?

 

Alcuni giorni fa mons. Ricchiuti, coordinatore nazionale di Pax Christi, ha detto: «Salvini, non conosce il Vangelo. Giurare sul Vangelo è una mossa diabolica nel senso etimologico della parola. Una mossa che vuol deviare le coscienze. Non puoi utilizzare la parola di Dio e il rosario per fini politici e per incrementare il proprio consenso. La Chiesa ha le sue responsabilità. (…) Abbiamo creato ignoranza rispetto questi temi. La dottrina sociale non è conosciuta da noi cattolici. Padre Alex Zanotelli ha dichiarato con forza che votare lega non è da cristiano. Le nostre parrocchie devono rivedere le proprie catechesi. Molti cattolici, purtroppo, si dimenticano del Vangelo».

 

Questo, caro don Massimo, purtroppo è vero, e te ne sarai certo reso conto anche tu. Nella nostra società si stà creando una sorta di processo di identificazione tra destra xenofoba (di governo e non) e destra fondamentalista religiosa. Basta farsi un giretto su alcuni siti cattolici: ad esempio quelli che amano la simbologia “nautica”, oppure ascoltare i discorsi all’uscita della Messa domenicale. Gente che ha capovolto il messaggio di Cristo e usa la Parola e la Fede come un arma contro chiunque non si adatti al “modello”.

 

Anche da parte della nostra Conferenza episcopale e da tanti rappresentanti della nostra gerarchia mi sarei aspettato una presa di posizione più forte e compatta, una denuncia più decisa, un piano di azione coordinato.

 

Speranza e tenacia questo ci serve! Stanno arrivando tempi in cui noi cristiani saremo chiamati a fare scelte importanti… e in tanti luoghi si vedono singoli e comunità che stanno veramente testimoniando la verità del Vangelo aprendosi all’accoglienza dell’altro, organizzando o partecipando a conferenze e manifestazioni per diffondere una cultura dell’amore che sappia contrapporsi a quella della paura e dell’odio. 

 

Come preti dobbiamo lasciarci provocare sempre da Cristo e dal suo esempio e non “fare finta di niente” come il sacerdote ed il levita della parabola. E allora concludo con una celebre frase di don Lorenzo Milani che ci aiuta e ci sprona nella missione: “Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri, allora io dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri.”
 

 

Chi uccide o minaccia di uccidere i profeti, i misericordiosi, gli uomini di pace tradisce la propria umanità, si trasforma in “bestia”.

Grazie don Massimo!

 
don Paolo Zambaldi
 
(apparsa anche sul quotidiano locale Alto Adige,  06/07/2018)

 

 

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