sabato, Dicembre 28, 2024

La sorte dei profeti

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).
Marco 6,1-6
1 Partito quindi di là, andò nella sua patria e i discepoli lo seguirono. 2 Venuto il sabato, incominciò a insegnare nella sinagoga. E molti ascoltandolo rimanevano stupiti e dicevano: «Donde gli vengono queste cose? E che sapienza è mai questa che gli è stata data? E questi prodigi compiuti dalle sue mani? 3 Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?». E si scandalizzavano di lui. 4 Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». 5 E non vi potè operare nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi ammalati e li guarì. 6 E si meravigliava della loro incredulità.


Gesù andava attorno per i villaggi, insegnando.
Questi pochi versetti ci trasmettono messaggi chiari e vibranti. Dunque, sappiamo che Nazareth è la sua patria. Lì c’era la bottega del falegname Giuseppe, la sua famiglia, sua madre Maria, i fratelli e le sorelle di cui il Vangelo ci parlano chiaramente.
In questo passo, a differenza di Matteo 13, 55, di Luca 4,22 e di Giovanni 6, 42, Giuseppe non viene menzionato. Troviamo invece espresso riferimento a Giuseppe in Matteo 13,55: “Non è egli forse il figlio del falegname, sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? Le sue sorelle non sono tutte fra noi?. Così pure si parla di Giuseppe in Luca 4,22: “Non è lui il figlio di Giuseppe?”. Ugualmente nel Vangelo di Giovanni capitolo 6 versetto 42: “Non è costui Gesù figlio di Giuseppe, del quale conosciamo il padre e la madre?” Ancora si fa espresso riferimento a Giuseppe nel Vangelo di Luca al capitolo 2 versetto 48 : “Ecco , tuo padre ed io, addolorati, andavamo in cerca di te”.
Siamo così informati che Gesù nasce in una comune famiglia ebraica come migliaia di altre. Le leggende natalizie non appartengono al dato storico, ma fanno parte di una diffusa letteratura novellistica a scopo teologico, composta per segnalare l’importanza del nascituro.
Richiamo appena questi particolari che la predicazione e la catechesi abitualmente tacciono o mistificano inventando la storiella dei cugini e delle cugine di Gesù. Si tratta in realtà di costruzioni arbitrarie che si sono sviluppate per sostenere la dogmatica ufficiale: la solita confusione tra mito e storia

“UDENDOLO STUPIVANO….”


Esiste nei testi biblici uno stupore che apre alla fede, ma c’è anche uno stupore che suscita una reazione opposta. Qui Gesù, nella sua patria, trova il muro della incredulità. Il testo evangelico dice che questa volta fu lui a meravigliarsi della incredulità dei suoi compaesani a tal punto da prendere la decisione di andarsene da Nazaret alla volta dei villaggi. In ogni caso ci sono due particolari non trascurabili: Gesù non li ha lasciati indifferenti, li ha “costretti” a prendere posizione davanti al suo messaggio.
Sovente la predicazione cristiana è talmente piatta, ripetitiva , monotona, trita e ritrita da non suscitare nessuna emozione e nessuna decisione.
Ma – ecco il secondo particolare – anche in mezzo a quella gente incredula, Gesù trova alcune persone dal cuore aperto, in attesa della sua parola e se ne prende cura ( versetto 5). La forza del Vangelo apre un varco anche oltre i muri della incredulità. In ogni caso, davanti a gesù non si può rimanere neutrali.

“NESSUN PROFETA”

Gesù conosceva bene, molto bene, la sorte dei profeti. Da ebreo credente ed osservante, in casa e alla sinagoga aveva ascoltato il messaggio dei libri profetici. E poi…..non era stato lui discepolo del profeta Giovanni ,il battezzatore, da poco incarcerato ed ucciso? Quanto più la sua vita si collocava nel solco dei profeti con consapevolezza, tanto più s’accorgeva dell’opposizione che gli cresceva intorno. Per quanto stupito ed addolorato della sordità dei suoi compaesani, non si lasciò né fermare né depistare. Il suo viaggio attraverso i villaggi diventò la strada maestra del suo ministero. Oggi sappiamo quale fu la sua sorte, ma soprattutto conosciamo con quale “ostinazione” e con quale fiducia in Dio e nei marginali del suo tempo il nazareno continuò a testimoniare e a predicare.

OGGI COME IERI

La sorte dei profeti non è cambiata. C’è chi si aspetta il mago che risolva “magicamente” i problemi, chi vuole vedere grandi prodigi e non capisce che forse il profeta abita nel suo condominio, sul suo pianerottolo. E’ la sindrome da assuefazione nella quale possiamo cadere noi tutti i giorni.
Ma c’è soprattutto la perversione delle strutture religiose che usano ogni mezzo per isolare i profeti, emarginarli, screditarli, colpirli, ridurli all’obbedienza e al silenzio. Pensate un momento a due persecutori recenti dei profeti: sto parlando degli ultimi due pontificati romani. Hanno nascosto i pedofili per trent’anni, ma hanno perseguitato, defenestrato ,emarginato, messo alla fame i teologi della liberazione, i biblisti non allineati alle posizioni dogmatiche, le teologhe e tutti i ricercatori che accompagnavano e sostenevano dei cammini di autentico rinnovamento. La stessa chiesa conciliare è stata sottoposta ad un progressivo smantellamento.
Ora papa Francesco, tra difficoltà e incertezze, sta cercando di dare ascolto alla profezia che viene dal basso.
Solo così la chiesa può rifarsi e ritornare a Gesù. In ogni caso, la profezia è difficile e contrastata ovunque. Guardiamo alla nostra Europa. Se qualcuno tenta strade non allineate alle “leggi del mercato”, scattano le emarginazioni, le sanzioni e i ricatti.
Nelle chiese come nella società non è mai scontato il cammino del rinnovamento autentico. Infatti accanto al disprezzo della profezia, esiste anche l’erbaccia della rassegnazione, dell’individualismo e dell’indifferenza.

TRA I SUOI


Marco non narra questo episodio per soddisfare la curiosità dei suoi lettori, ma per avvertirli che Gesù può essere respinto proprio da coloro che credono di conoscerlo meglio.
L’evangelista punta il dito verso di noi. Non siamo forse noi che, talmente abituati a parlare di questo “concittadino”, non raccogliamo più la scomoda e liberante profezia della sua vita e del suo messaggio? Questo è il vero problema: disprezziamo la profezia di Gesù quando la riduciamo al buonismo cristiano e la priviamo del suo vigore sovversivo.
Intanto Ti ringraziamo, o Dio, per tutti gli uomini e tutte le donne che nella chiesa e nella società camminano con la “schiena diritta” e controcorrente.

Ezechiele 33,30-33

Figlio dell’uomo, i figli del tuo popolo parlano di te lungo le mura e sulle porte delle case e si dicono l’un l’altro: Andiamo a sentire qual è la parola che viene dal Signore. “In folla vengono da te, si mettono a sedere davanti a te e ascoltano le tue parole, ma poi non le mettono in pratica, perché si compiacciono di parole, mentre il loro cuore va dietro al guadagno.

Ecco, tu sei per loro come una canzone d’amore: bella è la voce e piacevole l’accompagnamento musicale. Essi ascoltano le tue parole, ma non le mettono in pratica. Ma quando ciò avverrà ed ecco avviene, sapranno che c’è un profeta in mezzo a loro”.

PROFETA CHI SEI TU?

Sei un tipo imprevedibile.

E’ chiaro che non fai fortuna. Chi ti sente, ha la percezione di qualcosa di nuovo, ma prendere la strada che tu indichi è un’altra cosa.

Sei un uomo disarmato. In alto loco non piaci,in basso sei scomodo: “Dicono che sei uno che racconta favole” (Ez.21,5).

Non hai nulla da dimostrare e tutto solo da testimoniare. Tuo pane, caro profeta, sono lacrime, solitudine, speranza e fiducia in Dio. Il tutto in una parola che va dritta al cuore, ma provoca allontanamento.

E poi…non sei mai un vittorioso e andare contro corrente ogni giorno è vita grama.

Eppure, caro profeta, nella tua pazza avventura o nella tua fragilità si avverte una poesia che arriva dal futuro, una canzone di pace e di giustizia con cui Dio rende il tuo cuore pieno di gioia. La tua voce, disattesa e soffocata, non si spegnerà mai.

Ma noi cristiani abbiamo qualche somiglianza con questi profeti, a partire da Gesù o ce ne teniamo a debita distanza?

Franco Barbero

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