È tutta condensata in un’intervista rilasciata a un sito cattolico. Si parla del caso Alfie (“deriva nichilista”), dell’aborto (“uccisione di un innocente”) e di accoglienza (“sostituzione etnica”)
In un’intervista dello scorso 26 aprile, Lorenzo Fontana ha dato delle risposte prevedibili e favolose (A tutto campo con Lorenzo Fontana, vicesegretario della Lega, Rossoporpora). Cominciamo con “lei è cattolico”? Risposta: “Cerco quantomeno di esserlo, nel senso che essere cattolico significa comunque proporsi di rispettare tutta una serie di regole che non sono facili da seguire… per fortuna, proprio per questo, c’è la Confessione!”.
Ovvero, una ricetta perfetta fatta di buone intenzioni e di scuse costruite in anticipo per sottrarsi alle proprie responsabilità. Non male.
Ricordando il caso di Alfie Evans, ecco la “deriva nichilista” e la difesa delle “persone più deboli” – solo se bianche, cristiane, italiane (da quante generazioni?) e possibilmente eterosessuali perché altrimenti la famiglia naturale piange.
Parlando della sua passione per la politica non può mancare il riferimento calcistico. E in effetti quella malattia che dovrebbe esaurirsi durante le scuole medie ha ormai invaso anche gli ospizi e si deve far finta che prendere così sul serio la “passione calcistica” non sia preoccupante (sottotitolo: il guaio non è divertirsi a guardare una partita, il guaio è quel metacalcio che pare una questione da codici nucleari).
A pochi giorni dall’ultima marcia per la vita, Fontana ripete lo slogan tipicamente prolife: il rispetto della vita dal concepimento alla morte naturale. Avessimo studiato un po’ più di biologia a scuola invece di leggere 5 volte I promessi sposi forse ci renderemmo conto della insensatezza di una simile affermazione.
Forse.
L’eutanasia è liquidata come eliminazione dei pesi economici: anziani, malati, disabili. Non c’è traccia di un possibile esercizio della propria volontà o, per dirlo cattolicamente, del libero arbitrio. “Ti obbligo per il tuo bene”. Anche se nessuno l’ha chiesto. Ma non è certamente una sorpresa, come non lo sono le sue posizioni sul resto.
L’aborto, manco a dirlo, è inammissibile, un crimine intollerabile perché commesso ai danni delle “persone” più deboli. Un po’ come il nostro Fusaro nazionale, Fontana si spinge a parlare di “neo-lingua truffaldina”: non si dice più aborto – sembra di poterlo sentire urlare in piedi all’angolo di una strada – ma “salute riproduttiva” ed è certamente un complotto della multinazionali laiciste e un po’ naziste.
L’aborto è un vero e proprio omicidio, come possiamo dunque tollerarlo?
Mi chiedo sempre come i feroci avversari della possibilità di scegliere immaginano di risolvere questa “strage degli innocenti” corresponsabile dell’inverno demografico (siamo più di 7 miliardi ma ahimè non tutti sono italiani). Imponendo alle donne gravidanze non volute? Creando una speciale polizia destinata al controllo della fertilità e dei concepimenti? Confidando in una qualche risorsa tecnologica per monitorare le nostre ovaie?
Il “gender” è una minaccia temibile, un’ombra che incombe sull’innocenza dei nostri figli – sono nostri anche i figli degli altri, perché i figli sono i pezzi più importanti della famiglia e la famiglia è “la cellula della comunità e dei popoli” mica solo un affare privato.
Non può mancare il “senso identitario”: non saprei dire riguardo a chi e a cosa e perché, tuttavia Fontana e la Lega se ne sono fatti “interpreti” e hanno dimostrato di avere ragione.
“La sostituzione etnica è una scelta del tutto sbagliata, perché porta a un annacquamento devastante dell’identità del Paese che accoglie”.
Il patriottismo mi ha sempre fatto ridere molto. Fa un po’ meno ridere la serietà con cui alcuni, acclamati e applauditi, ne fanno il cardine del loro pensiero politico.
Come sempre, Fontana da solo non andrebbe da nessuna parte. Ma Fontana non è solo. Il suo catalogo di fallacie logiche è condiviso da molti e considerato come “coraggioso”, “controcorrente” e chissà cos’altro. E dimostrare che le sue affermazioni sono il risultato di un miscuglio di parole ambigue e messe a caso sembra abbastanza inutile.
Com’è inutile e un po’ comico, oggi, stupirsene.
(Chiara Lalli, Wired.it, 1 giugno 2018)