Paolo Naso, coordinatore di Mediterranean Hope (FCEI): “Ci muove lo  spirito evangelico. Il nemico non sono le ONG ma la guerra e la  violazione dei diritti umani. Di fronte a un terremoto non si processano  i soccorritori”
Roma (NEV), 13 giugno 2018 – “Continuiamo a sostenere le ONG che nel  rispetto del diritto umanitario e delle leggi del mare operano con  trasparenza e coraggio nel Mediterraneo. Lo facciamo perché, come  evangelici, sentiamo nostro dovere dare concretezza alla parola biblica  che ci impone di aprire le porte a chi bussa e di soccorrere chi sta  rischiando la vita”. Lo afferma Paolo Naso, coordinatore di Mediterranean Hope (MH) – Programma rifugiati e migranti della Federazione delle chiese  evangeliche in Italia (FCEI), annunciando che “anche nelle prossime  settimane operatori di Mediterranean Hope saranno impegnati con Proactiva Open Arms,  la ONG spagnola che in questi mesi ha salvato circa 60.000 naufraghi  nel Mediterraneo centrale. Ci spaventa – prosegue Naso – la pervicace e  acrimoniosa campagna di discredito che da mesi colpisce ONG che hanno  accettato e rispettato i protocolli ministeriali sul soccorso in mare,  sia perché criminalizza chi fa solidarietà sia perché distrae da quello  che dovrebbe essere il vero nemico di tutti, delle ONG come dei Governi:  il traffico umano e la violazione dei diritti umani in paesi  destabilizzati dalla guerra e dalle violenze politiche. Per vincere la  sfida delle migrazioni globali abbiamo bisogno di più solidarietà, di  più diritti umani e di più cooperazione allo sviluppo. Ostacolare il  lavoro delle ONG è moralmente e razionalmente sbagliato – conclude il  coordinatore di MH –  perché di fronte a un terremoto non si processano i  soccorritori”.
Nella giornata di ieri la Diaconia valdese con una nota ha  espresso solidarietà e vicinanza alle persone a bordo dell’Aquarius,  “ostaggio di questa incredibile odissea creata solo per rincorrere la  pericolosa narrazione delle paure, del rancore e dell’odio. Siamo  convinti che queste azioni potranno solo determinare ulteriori fratture,  conflitti e incomprensioni fra le persone”.
(Nev.it, 13 giugno 2018) 
