Può essere che le ragioni del caos che sta travolgendo l’Italia siano molteplici. E anzi sicuramente vi sono motivazioni plurali per spiegare l’evolvere pericolosissimo dell’attuale situazione politica. La ricerca di capri espiatori è però una costante della cultura popolare italiana almeno da sessanta anni a questa parte. Già ai tempi della caduta del fascismo, i milioni di ex sostenitori del duce compattamente si schieravano contro le nefandezze compiute da Mussolini.
Per l’italiano medio, la responsabilità degli accadimenti nefasti è sempre da attribuire a terzi. Eppure, a ben guardare, fenomeni come il debito pubblico, la corruzione, le asimmetrie della distribuzione della ricchezza, l’emergere di politici imbonitori che promettono e non mantengono, e ciononostante perdurano in carriere politiche che non finiscono mai, non possono essere addebitate soltanto a responsabilità aliene rispetto a quelle dei cittadini.
Se andiamo a vedere cosa è accaduto negli ultimi anni per esempio scopriamo una regolarità sconcertante tra l’entità delle promesse elettorali e il consenso elettorale raccolto da politici che uno dopo l’altro hanno fatto crescere il debito pubblico e la dipendenza dell’Italia da forze esterne. Prima c’è stato Berlusconi con pensioni e provende per tutti, poi Renzi con i bonus a fondo perduto. Poi Salvini con la flat tax e i 5Stelle con il reddito di cittadinanza per tutti.
Chi ha votato questi personaggi? E con quali attese? Nella maggior parte dei casi si è trattato di un voto finalizzato a massimizzare gli interessi personali e egoistici delle più svariate fasce di popolazione: i disoccupati e i poveri (veri e presunti) con il reddito di cittadinanza, il ceto medio con i bonus renziani, gli anziani con le pensioni da mille euro al mese, i ricchi con la tassa ‘piatta’. Per ogni voto dato in cambio della soddisfazione di interessi settoriali e particolaristici, la spesa pubblica è continuata a crescere e con essa il debito, mentre le risposte ai bisogni dei cittadini si sono rarefatte.
A essere complice e corresponsabile dello stato di corruzione e illegalità che erode risorse alla fiscalità generale e toglie la possibilità di investimenti per il futuro non sono solo trojke, politici populisti o oligarchie affamate di potere, ma anche la grande parte degli italiani. Certo tutti questi attori esistono e fanno il proprio mestiere. Ma chi rende più facile l’opera di distruzione di massa di una nazione?
Chi è da sempre disposto a votare per partiti che propongono misure irrealizzabili – oggi la flat tax e il reddito di cittadinanza e ieri pensioni, sconti fiscali e regalie di ogni genere. Chi di volta in volta sposta il voto per eleggere i politici che giustificano le iniquità, che non intervengono per frenare l’evasione, che gridano disonesti agli stessi rappresentanti che loro stesso hanno votato e mantenuto al potere per anni. Chi quotidianamente tollera, accetta e è partecipe delle piccole evasioni fiscali, degli scontrini dati in nero, degli sconti fatti per risparmiare sul costo degli acquisti. Chi non esprime un minimo di coscienza critica di fronte a accadimenti che in una qualsiasi altra nazione europea non sarebbero mai tollerati. Chi accetta che a un politico qualunque sia permesso dichiarare che mai e poi mai il suo movimento stringerà alleanze con chi è imputato di avere portato la nazione alla rovina salvo ricredersi il giorno dopo e costruire un programma di governo palesemente xenofobo, classista e di impossibile realizzazione?
E allora non è forse che in tanti devono mettersi una mano sulla coscienza e ammettere che la colpa del disfacimento di una nazione non è solo dei politici incapaci e disonesti, non appartiene solo alle lobby internazionali che vogliono lucrare sulle disgrazie altrui. Ma che la responsabilità è anche dei molti, troppi che ai principi di cittadinanza e democrazia preferiscono la gratificazione del proprio interesse personale, della latitanza dal pensiero critico, del disimpegno sistematico e compiaciuto rispetto al bene comune?
Come scriveva tanti anni fa Pierpaolo Pasolini rispetto al destino dell’Italia: “La strada maestra fatta di qualunquismo e di alienante egoismo è già tracciata. Resterà forse come sempre è accaduto in passato: qualche sentiero”. ‘Chi lo percorrerà e come’ però è un interrogativo a cui oggi più che mai facciamo fatica a dare risposta.
(Luca Fazzi, Il Fatto Quotidiano, 29 maggio 2018)