venerdì, Novembre 15, 2024

Una lettera di padre Luis Correa Lima ai genitori con figli omosessuali

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).
Lettera di padre Luis Corrêa Lima tratta da cristianosgays.com (Spagna) del 1 settembre 2010, liberamente tradotta da Alessandra C.

Carissimi genitori di famiglia, i Vostri figli sono un dono di Dio, Creatore dell’umanità, che ama la vita di ogni essere umano.
E voi siete per loro uno strumento della Provvidenza divina, perché possano avere vita, affetto, istruzione e valori.
La chiamata di Dio “Padre”, fa parte della nostra tradizione giudeo-cristiana. Utilizziamo la nostra lingua e l’esperienza umana per dirigerci verso qualcuno che trascende i limiti del mondo e della nostra esperienza.
In lui riconosciamo anche le radici della tenerezza materna. L’esperienza dell’amore incondizionato che i genitori danno ai figli è fondamentale per scoprire la fede e una relazione sana con Dio.

Avere figli gay significa entrare nel mondo complesso della diversità sessuale. Nel corso della storia e in tutte le culture, tale questione è stata affrontata in modi differenti.

La tradizione dei nostri secoli, recenti e lontani, ha sempre inteso la relazione tra persone dello stesso sesso come un’abominazione e una grave malattia, segnando enormemente gay e lesbiche.
Tuttavia, ci sono dei cambiamenti che non si possono scordare, come l’evoluzione dei diritti umani, il superamento della lettura letterale della Bibbia, e negli anni 90 del secolo scorso, l’eliminazione dell’omosessualità dalla lista delle patologie dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Questo spiega che l’omosessualità, piuttosto che una malattia che li segnerebbe per la vita, si tratta di un orientamento sessuale.
La società e le famiglie devono imparare un nuovo modo di approcciarsi all’omoaffettività e anche alla Chiesa cattolica, che è parte della società. Parlando della Chiesa, spesso pensiamo a proibizioni e condanne. Questo non è il giusto punto di partenza.

La Chiesa ci insegna che non esistono omosessuali o eterosessuali, ma innanzi tutto esseri umani, creature di Dio e della grazia divina, figli suoi destinati alla vita eterna. E aggiunge che gli omosessuali devono essere trattati con rispetto e sensibilità. Si deve evitare ogni forma di discriminazione ingiusta.

Nel 1997, i vescovi cattolici degli Stati Uniti hanno scritto una bellissima lettera pastorale ai genitori di figli omosessuali. Il titolo è: Saranno sempre nostri figli (Always Our Children). Dicono che Dio non ama meno una persona perché gay o lesbica. L’AIDS non è una punizione divina.
Dio è molto più potente, più misericordioso, e se necessario, capace di perdono più di chiunque altro al mondo. I vescovi esortano i genitori a non incolpare i figli per il loro orientamento sessuale, né per le altre scelte che compiono; solo ad amarli.

I genitori di figli omosessuali non sono obbligati a mandare i figli a terapie di inversione perché diventino “eterosessuali”. I genitori fanno di tutto per dimostrare il loro amore incondizionato. Per i figli, osservano i vescovi, ciò che più conta è il sostegno famigliare.

Cari genitori, i vostri figli saranno sempre vostri figli. Non potete allontanarli o perderli per il loro orientamento sessuale.

Bisogna superare lo stigma dell’infamia e tutte le patologie che vengono rimandate all’omosessualità. Se accetterete la condizione dei vostri figli, la vita sarà per voi più bella e felice. Non è un compito facile, ma neanche impossibile.
La prova è la testimonianza di tanti genitori che hanno concluso questo viaggio con successo, se pur prendendosi un paio d’anni di tempo.

Bisogna avere fiducia nel buon Dio, fonte di tutto l’amore buono e incondizionato per compiere il viaggio senza problemi e per terminarlo con successo.
Cordialmente,

padre Luis Correa Lima, S.J

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