In Somalia, ad esempio, e in Somalialand, la cosiddetta legge “anti-stupro”, la prima per il contrasto della violenza di genere ha ricevuto il varo della Camera alta del Parlamento e ora attende l’approvazione del Presidente.
Una legge necessaria, che Save the Children ha supportato per contrastare i reati a sfondo sessuale fornendo sostegno finanziario e tecnico per sottoporre la bozza della legge all’attenzione dell’autorità.
L’attuale bozza è il risultato di due anni di consultazioni con un’ampia varietà di attori, inclusi anziani, esperti religiosi, esponenti della società civile, organizzazioni femminili, giuristi e diverse agenzie governative. È essenziale che la legge sia approvata nella sua attuale forma per garantire che tutti i reati a sfondo sessuale siano criminalizzati in modo globale e che tutte le persone che sono state vittime o sono esposte al rischio di violenza sessuale in Somalia possano accedere a un’adeguata protezione e alla giustizia e che i doveri dei rappresentanti della giustizia di indagare e perseguire tali crimini siano chiaramente definiti e applicabili.
«Uno dei maggiori equivoci rispetto alla legge anti-stupro è l’idea che questa sia contraria agli insegnamenti religiosi» ha affermato Nafisa Yusuf, Direttrice esecutiva di Nagaad, partner di Save the Children in questa missione.
La causa principale della violenza sessuale contro le donne, in Somalia, Somalialand e nelle regioni meridionali del Paese, è da individuare in una sbagliata relazione di potere tra uomini e donne, esasperata dai cambiamenti culturali che conseguono conflitto e migrazione. I problemi di donne e bambine, infatti, non dipendono dalla religione, ma dalla cultura, che cambia quando le società diventano precarie a seguito di mutamenti radicali.
Cultura, quella che dovrebbe spingerci a difendere i diritti delle donne e degli uomini di tutto il mondo. Primo tra tutti, la pace.
(Sonia Berti, Combonifem, 14 Aprile 2018)