Questo breve intervento (diviso in tre sezioni) vuole spingere a riflettere sulle prospettive aperte dalla stagione conciliare, leggendovi ancora oggi linee guida sempre valide per continuare quel grande progetto di “aggiornamento” iniziato con il Vaticano II.
don Paolo Zambaldi
2. La Lumen Gentium
Prendendo in esame la costituzione sulla Chiesa Lumen Gentium, appare subito evidente come ci si trovi di fronte ad un cambiamento profondo, ad una svolta, una rivoluzione copernicana nell’ecclesiologia rispetto a ciò che esisteva in precedenza. Infatti, pur essendo la medesima Chiesa di Cristo di cui si parla, il suo modo di autocomprendersi e di farsi comprendere dal mondo su molti punti centrali, non potrebbe essere più distante da quello del Vaticano I.
Viene spontaneo chiedersi allora, quali siano i segni, i punti focali di questo cambiamento di prospettive.
In primo luogo la Lumen Gentium inizia presentando la Chiesa come mistero, ma esplicitando questo concetto per risolvere i non pochi problemi ermeneutici e pratici ereditati dai secoli precedenti.[i]Su questo punto essa mostra chiaramente un cambio radicale di prospettive: da un ecclesiologia profondamente giuridica ad una che potremo chiamare sacramentale, fondata sulla dottrina dei sacramenti, per tornare alle origini, per vivere appieno il mistero cristiano di cui la Chiesa è simbolo visibile e comunità testimoniante.
In secondo luogo, come elemento di svolta, non si può ignorare la centralità assunta dall’elemento comunitario, ovvero la Chiesa che inizia a definirsi partendo dal Popolo di Dio in cammino. Un cambiamento forte che fa scivolare quasi in secondo piano l’idea del corpo mistico di Cristo. Purtroppo molti detrattori del Vaticano II non riescono ad accettare un semplice fatto: con l’immagine del Popolo di Dio in cammino la Chiesa riprende il suo posto nella storia dell’umanità, e cancella tutte le visioni misticheggianti, strettamente giuridiche, statiche e astoriche.
In terzo luogo uno dei punti più importanti è sicuramente il sacerdozio comune dei fedeli. Leggere questo riferimento come un attentato alla dignità ed all’importanza dei ministeri ordinati, in particolar modo del presbiterato, è superficiale, ideologico e spesso si basa sulla valutazione di esperimenti post-conciliari più che sul Concilio stesso. I Padri del Vaticano II non hanno mai voluto ne pensato ad una svalutazione dei ministeri ordinati, ma ad una loro giusta collocazione ed armonizzazione all’interno della vita Chiesa. Nel testo della Lumen Gentium infatti, la sola precedenza data alla Chiesa come Popolo di Dio fa comprendere come si sia proceduto ad una riorganizzazione della materia. Forse ciò che in molti ambienti “conservatori” non piace, al di là delle motivazioni di facciata, è che questo modo di pensare nuovo costringe ad interrogarsi seriamente su una serie di argomenti e problematiche come, ad esempio, la concezione di tutti i ministeri come servizio al Popolo di Dio, il rapporto tra Chiesa intesa come gerarchia ecclesiastica e strutture di potere, la rivalutazione del ruolo del laicato e dei suoi carismi, il carattere specificamente missionario e testimoniante della Chiesa stessa.
Ricordando tutto ciò viene da pensare che avesse ragione Dossetti[ii]quando scriveva che tutti coloro che avevano, in diversa misura, contribuito alla stesura della Lumen Gentiumavevano avuto “una intuizione felice: e cioè che queste realtà una volta dette, e dette nel modo in cui si è riusciti a dirle, avrebbero fatto un grande cammino; cioè, meglio ancora, avrebbero aperto delle brecce infinitamente più grandi della loro portata immediata.”[iii]. Così è stato, il Concilio Vaticano II ha mutato in modo indelebile il volto della Chiesa, riportandola, almeno nelle intenzioni, a quella Chiesa pellegrina e molto umana che languiva sotto “l’armatura” di quasi quattro secoli di conflitti.
[i] In merito basti ricordare l’Enciclica Mystici Corporis di Pio XII; nata per risolvere la questione e fare chiarezza si trasformò in un arma a doppio taglio. Essa infatti poneva in essere un’equazione nefasta, ovvero l’identificazione del mistero della Chiesa universale nell’ordinamento giuridico di quella romana. Cfr. Pio XII, Enciclica Mystici Corporis Christi, 29 giugno 1943 (AAS 35; 193-248).
[ii] Cfr. Quisinsky M., Dossetti Giuseppe in Quisinsky M., Walter P., Personenlexikon zum Zweiten Vatikanischen Konzil, Freiburg, Herder, 2012, pag. 95.
[iii] Dossetti G., Il Vaticano II. Frammenti di una riflessione, Bologna, Il Mulino, 1996, pag. 38.