Walter Kasper è uno dei collaboratori più stretti di Papa Francesco, è a lui che il papa ha affidato la preparazione del Sinodo delle famiglie. È un cardinale tra i più importanti in Vaticano. Che effetto gli farà Romena? E a noi? Fra Giorgio ci racconta uno degli incontri più speciali di quest’estate.
Il professor Benedetti, un gesuita, entra in classe per la sua prima ora di teologia dogmatica e mostra orgoglioso quale sarà il libro di testo che ci accompagnerà per l’intero anno accademico: “Gesù, il Cristo”, di Walter Kasper. Correva l’anno 1988, e io mi iniziavo allo studio della teologia. Chi l’avrebbe detto che il cardinale che attendevo a Romena, a conclusione del nostro incontro “Osare passi nuovi”, era proprio lui, e stentavo a credere che avrei potuto stringergli la mano, uno sulle cui pagine migliaia di studenti di teologia si sono formati, un nome che aveva insomma più a che fare con la ‘storia’ che con la realtà. Eccolo li, col suo sorriso. Si, di quel libro e di altri letti negli anni successivi, del coraggio nel sostenere Papa Francesco nelle sue battaglie, dei suoi continui sforzi per il dialogo interreligioso, rimane negli occhi il suo sorriso, la sua leggerezza.
Di quello che ha condiviso con noi quella domenica di fine settembre vi parlerò tra poco, ma davvero il senso di leggerezza che ho ancora ricordando il suo volto, mi stupisce e mi rasserena. Occhi buoni, risata facile, saggezza da vendere senza un minimo di orgoglio, un uomo ancora in ricerca, a ottant’anni suonati. Ecco forse uno dei segreti della leggerezza. “Sono molto contento che anche i peccatori facciano parte della Chiesa, altrimenti io non sarei un membro della Chiesa.”
Ma davvero questo è un cardinale, si chiede la gente ascoltando le sue prime parole! E prosegue: “La misericordia è il centro del Vangelo di Gesù Cristo: noi abbiamo un Dio che non è un poliziotto supremo, ma un Dio misericordioso.” Ormai il ghiaccio è rotto, è uno dei nostri, non uno dei tanti lontani pastori della chiesa, ma un amico che prova a fare qualche passo con noi, che puzza di pecora, come ricorderà durante l’incontro citando Papa Francesco. Con quel suo italiano teutonico spiega: “Dio non lascia cadere nessuno in un buco senza dargli una possibilità d’uscita. Dio è misericordia, dà un nuovo inizio, dà una nuova chance. I padri della Chiesa hanno detto che nella vita può capitare di essere in una tempesta, ma Dio ti da una zattera per sopravvivere, non una nave comoda, ma una zattera con la quale si può sopravvivere.”
E proprio con queste precise parole conclude la prima parte del suo intervento: “Per me la domanda non è se la Chiesa può dare l’assoluzione ma se la Chiesa può negare l’assoluzione.” E qui gli applausi si fanno caldi, l’acqua fresca scende goccia a goccia a bagnare quel terreno che troppo spesso abbiamo sentito così arido, e la Chiesa si fa amica, madre che si prende cura di ognuno dei suoi figli, con tenerezza.
E sulla Chiesa è il cuore del suo dialogare, e non può non parlare di Francesco, della sua volontà di aprire, di non giudicare, di dare opportunità, di volere una Chiesa veramente accogliente: “Penso che tutti noi oggi sperimentiamo, dall’inizio di questo pontificato, una nuova primavera, una nuova aria fresca dove si può respirare di nuovo la speranza. Senza la speranza nessuno può vivere e così anche la Chiesa. E questo ha portato questo Papa. La speranza presuppone libertà, e libertà è scambio di idee. La Chiesa non può essere un sistema totalitario, la Chiesa è vivere la libertà cristiana e perciò si vuole questa libertà di esprimere le proprie opinioni all’interno della Chiesa.”
Il Cardinale da quindici anni spreme il meglio delle sue energie nel dialogo interreligioso e quindi non può tralasciare di richiamarci che “la pace nel mondo è il valore più alto per la comunità degli uomini. La pace può essere conservata soltanto se c’è un rispetto mutuo e un dialogo fra le culture, fra le religioni. Il dialogo può funzionare soltanto se io ho la mia convinzione ferma, e l’altro ha la sua. Dialogo è aver rispetto per un’altra posizione e poi cercare cosa si ha in comune, e abbiamo molto in comune con tutte le altre religioni, perché tutte le religioni hanno rispetto verso la dimensione divina e il sacro, e tutte hanno questa regola d’oro: ciò che io non voglio per me non lo devo fare all’altro.”
La sete di risposte non accenna a diminuire e incalzato dalle domande di Raffaele Luise, Kasper prova a dare una risposta ai quesiti su questo tempo di crisi: “Il Papa non può dare una ricetta su come fare in economia, anche io capisco poco di queste cose, ma deve sensibilizzare sulle ingiustizie che sono nel mondo. Siamo qui a Romena e vediamo la bellezza attorno a noi e la bellezza è una via a Dio, la bellezza è un riflesso della gloria e della bellezza di Dio, e noi dobbiamo riflettere su un nuovo stile di vita, un’altra forma di cultura, che non significa diventare tutti poveri, ma è indispensabile trovare tutti uno stile più semplice di vita”.
Siamo alle battute finali e l’ultimo capitolo è dedicato alla donna, a questa ‘sconosciuta’ nella Chiesa. Il Cardinale non può che iniziare con una battuta ‘strappa consensi’: “Abbiamo un consiglio per le famiglie, nel Vaticano: in questo consiglio non c’è nessuna donna, io non conosco una famiglia senza una donna, non è possibile questo.”
E tutti si ride, forse un riso a tratti malinconico, ma poi le sue parole convinte riaprono la speranza: “È una ricchezza che la Chiesa ruba a sé stessa se non valorizza le donne. Ci sono molti valori importanti che loro possono apportare nella Chiesa e così noi dobbiamo finirla con questa atmosfera troppo clericale!”
E se è un cardinale a dirlo, possiamo crederlo!
(Giorgio Bonati, Fraternità di Romena, Anno XVIII – Numero 3 – Dicembre 2014)