lunedì, Novembre 18, 2024

La presenza di Dio nella storia

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Esistono tre tempi e tre diverse presenze di Dio nella storia:

a. Il tempo di un Dio Creatore e Padre: dall’inizio del mondo a Cristo.

Dio viene concepito presso ogni popolo e civiltà come una realtà infinitamente distante dall’uomo. Per il popolo ebraico si è andata consolidata l’immagine di Dio come il “santo”, che però vuol dire anche “separato”.  

Come dice il Signore: 

“Sarete santi per me, perché io, il Signore, sono santo e vi ho “separati” dagli altri popoli perché siate miei”.

(Lv 20, 26)

Dio è il Signore, allora va servito e onorato; rimane distante dall’uomo “come il cielo è alto sulla terra”. L’incontro con Dio avviene sostanzialmente mediante l’osservanza fedele della Legge di Israele.

b. Il tempo del Figlio di Dio, incarnato in Gesù Cristo.

Segna un radicale cambiamento del rapporto dell’uomo con Dio. Facendosi uomo, Dio assume l’umanità: niente di ciò che è umano gli è estraneo. Il fine dell’incarnazione è sublime: Dio si fa uomo perché l’uomo possa diventare Dio!

c. Il tempo dello Spirito Santo: da Cristo alla fine del mondo; è il tempo della Chiesa…

Con lo Spirito Santo, Dio non è tanto accanto all’uomo ma dentro l’uomo, in ogni uomo. L’uomo diventa infatti dimora, tempio di Dio. Come Cristo anche l’uomo è, per partecipazione, figlio di Dio; perciò viene a far parte della stessa famiglia divina che così si allarga ed accoglie anche l’essere umano, uomo o donna che sia…

Questo nuovo rapporto dell’uomo con Dio, implica anche un nuovo rapporto fra gli uomini: tutti creati dallo stesso Padre, tutti i redenti dallo stesso Figlio di Dio, Gesù Cristo, tutti in abitati dallo stesso Spirito; perché tutti egualmente figli di Yhwh, di questo Dio che pianta la sua tenda in mezzo a noi, e tutti egualmente fratelli fra loro.

Se cerchiamo le ragioni di questo sorprendente comportamento di Dio, non troveremo che amore…

Ne derivano alcune considerazioni:

1. Le persone della famiglia divina sono distinte, ma non separate. Unite nell’amore, concorrono all’opera della creazione, della redenzione e della santificazione dell’uomo, anche se nella prima appare principalmente la figura del Padre, nella seconda il Figlio e, nella terza, lo Spirito Santo.

2. Dio non vuole che l’uomo sia “per” lui (Dio non ne ha alcun bisogno); ma che sia “come” lui. 

3. Dio non è un rivale dell’uomo perché l’uomo non ha nulla di proprio per poter concorrere con Dio: infatti tutto ciò che è, e tutto ciò che ha, è già di Dio suo creatore e Salvatore.

4. L’uomo non deve annullarsi per affermare Dio, che vuol dire accoglierlo e “lasciarsi” amare da lui. Allora Dio prende dimora nell’uomo, vive e agisce in lui con lui e per lui.

 

Questo è il meraviglioso progetto di Dio sull’uomo.

La vita cristiana è semplicemente vivere gioiosamente secondo questo progetto.

Se ci pensiamo bene è ciò che S.Paolo esprime all’inizio della sua lettera ai cristiani di Efeso:

“3Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.

4In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità,

5predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d’amore della sua volontà,

6a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha gratificati nel Figlio amato.”

(Ef 1, 3-6)
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