martedì, Novembre 19, 2024

Kasper su Amoris laetitia: basta parlare di eresie, i fedeli hanno capito

Don Paolo Zambaldi
Don Paolo Zambaldi
Cappellano nelle parrocchie di Visitazione, Regina Pacis, Tre Santi e Sacra Famiglia (Bolzano).

Vatican News intervista il porporato tedesco che compie 85 anni: “La tradizione non è un lago stagnante: è una cosa viventeˮ

«La tradizione non è un lago stagnante, ma è come una sorgente, un fiume: è una cosa vivente. La Chiesa è un organismo vivente e così si deve tradurre la sempre valida tradizione cattolica nell’attuale situazione. Questo è il senso dell’aggiornamento di cui aveva parlato Papa Giovanni XXIII». Lo afferma il cardinale Walter Kasper, che oggi compie 85 anni, intervistato da Vatican News. 
Il porporato tedesco ha appena mandato in libreria il volume «Il Messaggio di Amoris laetitia. Una discussione fraterna» e nell’intervista afferma che i fedeli hanno compreso il messaggio dell’esortazione apostolica, invitando a smetterla con le accuse di eresia. Kasper, nelle prime pagine del suo libro, sottolinea che Amoris laetitia non è una dottrina nuova, ma un rinnovamento creativo della tradizione nel senso dell’aggiornamento di cui parlava Giovanni XXIII. 
A proposito del dibattito suscitato dal documento papale, il cardinale spiega: «Prima di tutto vorrei dire che i dibattiti nella Chiesa sono necessari; non bisogna averne paura! Ma c’è un dibattito troppo acerbo, troppo forte, con l’accusa di eresia. Un’eresia è un tenace atteggiamento che nega un dogma formulato. La dottrina dell’indissolubilità del matrimonio non è messa in questione da parte di Papa Francesco! Prima di dire che si tratta di eresia bisognerebbe sempre chiedersi come intende l’altro una sua affermazione. E, prima di tutto, bisognerebbe presuppore che l’altro sia cattolico e non supporre il contrario!»
A proposito della famosa “Nota 351” di Amoris laetitia sull’ammissione ai sacramenti dei divorziati e risposati, Kasper afferma che andrebbe letta alla luce del Decreto del Concilio di Trento sull’eucaristia: «Il Concilio di Trento dice che nel caso in cui non ci sia un peccato grave, ma di natura veniale, l’eucaristia toglie questo peccato. Peccato è un termine complesso. Non è soltanto il precetto oggettivo, ma c’è anche l’intenzione, la coscienza della persona, e si deve vedere nel foro interno – nel sacramento della penitenza – se c’è veramente un peccato grave o forse un peccato veniale o forse nulla. Se è soltanto un peccato veniale, la persona può essere assolta ed essere ammessa al sacramento dell’eucaristia. Questo corrisponde già alla dottrina di Papa Giovanni Paolo II e, in questo senso, Papa Francesco è in piena continuità sulla scia aperta dal Papa precedente. Non vedo ragione allora per dire che questa sia un’eresia». 
Il cardinale sottolinea quindi la ricezione del documento da parte dei fedeli. «Conosco alcune parrocchie, anche qui a Roma, che fanno dei raduni con sposati o nubendi che sono in preparazione al matrimonio e leggono alcune parti di questa esortazione apostolica. Il linguaggio di questo documento è così chiaro che ogni cristiano lo può capire. Non è alta teologia incomprensibile per la gente. Il popolo di Dio è molto contento, è lieto di questo documento perché dà spazio alla libertà, ma interpreta anche la sostanza del messaggio cristiano in un linguaggio comprensibile. Quindi il popolo di Dio capisce! Il Papa ha un’ottima alleanza con il popolo di Dio». 
«Oggi viviamo un tempo di violenza inedita nel mondo. Molte persone sono ferite. Anche nei matrimoni – conclude il porporato – ci sono molto ferite. La gente ha bisogno della misericordia, dell’empatia, della simpatia della Chiesa in questi tempi difficili in cui viviamo oggi. Penso che la misericordia sia la risposta ai segni del nostro tempo». 
(Andrea Tornielli, Vatican Insider, 05.03.2018)

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