Tutti poi, senza eccezione, appoggiano la destra politica: il razzismo salviniano, il camorrismo berlusconiano, il trumpismo arrembante, il liberismo, la guerra giusta.
Perchè queste persone si definiscono “cristiane” anzi più cristiane di altri? cristiane “doc”?
Sono forse esempi di sequela del Cristo?
Quale Cristo?
Non certo il Cristo, profeta povero e inerme che attraversò la Palestina 2000 anni fa…
Colui che ci avvertì che l’unico metro di giudizio sarà la carità e l’amore per gli altri. Colui che disse al giovane ricco, ebreo doc, che se voleva seguirlo, doveva vendere tutto e darlo ai poveri. Colui che disse che l’ultimo sarà il primo nel Regno. Colui che disse che è meglio perdere la propria vita che sacrificarla a idoli corrotti e corruttori. Colui che ha proclamato beati i costruttori di pace, i poveri, i senza-potere, gli abbandonati, coloro che lottano per la giustizia. Colui che perdonò e guarì tutti quelli che gli venivano incontro con fiducia.
Colui infine che fu appeso a una croce, patibolo riservato ai traditori e ai delinquenti. Ultimo fra gli ultimi. Testimone di un Dio sconfitto, di un Dio perdente, di un Dio non-potente!
Mi viene da dire che il loro Cristo non è il mio Cristo, il loro Dio non è il mio Dio. Il loro crocifisso non è il mio crocifisso!
Anche se coabitiamo nello stesso spazio “sacro”!
Che fare allora? Accettare in silenzio che Gesù venga così sfigurato e tradito? Accettare che il cristianesimo, capace di proporre una vera liberazione di tutto l’uomo e di tutti gli uomini, naufraghi in una ideologia mistificante e arrogante? Accettare che questa visione di Chiesa escludente e pericolosamente autoritaria si ponga come stampella di poteri forti? Vogliamo essere dei nuovi Pilato?
Il silenzio, più o meno compiacente, è sempre complice!
E la scusa che tutti hanno diritto di essere nella Chiesa è clamorosamente disonesta. Infatti sappiamo bene come altri, annunciatori di un Cristo scomodo, siano stati facilmente allontanati!
Bisogna che i cristiani che non condividono quelle posizioni sappiano reagire, sappiano costituirsi in comunità piccole e alternative, sappiano essere spina nel fianco di una gerarchia e di un clero, che paiono più preoccupati di difendere territori e vecchi privilegi (sempre più inutili e pericolanti), che non la Parola di Dio che può, essa sola, salvare il mondo.
Ci sono molte comunità in Italia che hanno osato, ormai da tanti anni, vivere con libertà e coerenza il messaggio evangelico. Impariamo da loro. Osiamo.
Proviamoci tutti, proviamoci con coraggio!
don Paolo Zambaldi