Non serve molto alla preghiera. Uno spazio, un approccio semplice, e soprattutto la voglia di affidarsi. Così Arturo Paoli, una vita dedicata all’altro, al sofferente, al povero, durante uno dei tanti colloqui avuti con noi a Romena, ci ha indicato gli ingredienti della sua preghiera:
“Mi alzo molto presto, e dedico almeno due ore a questo momento.Pronuncio poche frasi, la mia è una preghiera fatta più che altro di silenzio, di sguardi, di attenzione. Una preghiera per accogliere lo spirito del Signore dentro di me, per dirgli «tu per me sei l’essere più importante». E anche se questa accoglienza non è sempre festosa, sempre cordiale, succede che dopo, nella giornata, mi sento come assistito, come accompagnato.
Questi momenti di preghiera mi hanno aiutato ad affrontare anche le prove più difficili. Ed è un consiglio che mi sento di dare a tutti: quello di trovare dei momenti di vuoto per pulire il cuore, per svuotarsi, per accogliere”.
(Fraternità di Romena, Perché pregare?, Anno XIV n°3/2010)